Omelie
Omelia di domenica 2 dicembre 2007 - Avvento I
AVVENTO I - ANNO A - 2007
L'anno di grazia 2006-2007 ha avuto un sereno tramonto.
Ne è seguita una brevissima vigilia vissuta per rifiatare e all'insegna di una trepida domanda: "Ed ora?" La risposta non si fa attendere.
L'apostolo Paolo rompe gli indugi e ci convoca per una nuova partenza. Non vuole sentimentalismi e tanto meno depressione spirituale. Come la mamma al mattino, a voce alta ci dice: "Svegliatevi dal sonno!" ed aggiunge il motivo: "perché la nostra salvezza è più vicina ora...".
Molti, quando si svegliano al mattino, sono depressi, svogliati, pessimisti, poco inclini al lavoro.
Può succedere anche a noi all'alba del nuovo anno. Felici per il nostro "ieri", ci fa paura riprendere a costruire un nuovo "oggi".
Via gli indugi. Siamo "stirpe eletta". La nobile ripresa è doverosa.
A noi, che stiamo per scendere dal letto della notte, l'apostolo Paolo indica anche con cura gli abiti che dobbiamo indossare.
"Gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce" ci dice.
Ci sono comportamenti che l'Apostolo Paolo chiama "opere delle tenebre". Ne enumera sei: le gozzoviglie, le ubriachezze, le impurità, le licenze, le contese e le gelosie. Sono abiti da buttare.
Tocca a noi completare l'elenco dei vizi da non tenere in guardaroba o addosso, quindi da gettare.
Lo facciamo con l'aiuto della sana ragione e della coscienza incontaminata, ma ancor più con la guida degli insegnamenti che ci vengono inviati dall'alto. La morale divina ci aiuta a distinguere il bene dal male ed a capire il perché di certe scelte, magari faticose, ma che portano a costruire la luce ed a fuggire le tenebre.
Oggi, nei paesi del benessere materiale, il rischio numero uno sta nel declassare come cose da terzo e quarto mondo i valori dello spirito e i richiami della fede, per mettere sull'altare le nuove divinità come la ricchezza economica, il godimento, il piacere, la libertà da ogni proibizione morale, l'individualismo, ecc.
Guai a chi ha il coraggio di dirmi che sbaglio. Nessuno più sbaglia.
Le conseguenze? Sono davanti agli occhi di tutti, ma spesso non si ha il coraggio di andare alla radice e guarire il degrado morale che inquina la convivenza. Per certe nostre culture educare è proibito.
Capita a tutti noi di cogliere gli sbagli degli altri, ma non si ha il coraggio di guardarci dentro e di vedere che, spesso, ciò che condanniamo negli altri, ha messo radici anche in casa nostra.
Possediamo un privilegio enorme: quello di essere, oltre che persone umane portate naturalmente all'onestà, anche persone cristiane che credono alla straordinaria fortuna di possedere il guardaroba alternativo a quello offerto dal potere delle tenebre.
"Indossiamo le armi della luce" incalza l'Apostolo.
Paolo ben conosce il grande Isaia che, pur lontano dai tempi messianici, li profetizza con precisione così:"Venite, saliamo sul monte del Signore. Egli sarà giudice tra le genti... Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci. Camminiamo nella luce del Signore".
Che visione idilliaca. "Impossibile!" si dirà.
Certamente impossibile, se dipendesse solo da noi, che siamo più propensi a difendere l' autonomia del nostro benessere personale.
L'egoismo inebria, ma non costruisce felicità.
Chi, invece, diventa costruttore di pace, a qualsiasi prezzo, anche di persecuzioni, conoscerà la felicità vera che nessuno può rapire.
Il futuro profetizzato da Isaia siamo noi.
Quel futuro è già iniziato con Cristo e si va compiendo nel tempo. Oggi i chiamati a "indossare le armi della luce" ed a "fondere le spade in vomeri" durante l'anno di grazia 2007-2008, siamo noi.
Non siamo qui per condannare il passato e per fare dei bei discorsi sul futuro.
Siamo coloro che devono liberare il presente dalle tenebre di qualsiasi genere, per rivestirlo di luce. Quale l'abito di lavoro da indossare? E' strepitoso.
Ce lo svela l'apostolo Paolo:"Rivestitevi del Signore Gesù Cristo". Gesù in persona è il nostro meraviglioso vestito.
Egli si lascia indossare da noi. Saremo invincibili.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal