Omelie

Omelia di domenica 16 settembre 2007 - Per Anno XXIV

PER ANNO XXIV - ANNO C - 2007

Chiamati in causa soprattutto dalla prima e dalla terza lettura, scendono in campo tre grandi personaggi.
Protagonisti che spaziano sull'intero orizzonte della nostra storia.
Il primo protagonista è il Dio di Mosè ed il Dio di Gesù Cristo.
Il secondo protagonista è l'uomo, ora parte integrante di un popolo, ora come individuo posto al volante della sua storia.
Il terzo protagonista è il mediatore tra Dio e l'uomo, che in questo caso prima è Mosè e poi è Gesù Cristo.

  1. La prima lettura presenta il volto di un Dio deluso dell'uomo fino all'ira.
    Il brano dell'Esodo attribuisce a Dio le passioni dell'uomo.
    1. Appena creato l'uomo Dio esclamò soddisfatto: "E' cosa molto buona".
      Fu Dio ad avvicinare affettuosamente l'uomo nel giardino dell'Eden, per camminare insieme.
      Se il superiore familiarizza con l'inferiore, l'inferiore si sente onorato.
      Dialogando con l'uomo, Dio gli fece capire quali sublimi progetti aveva per lui.
      Superata la prima cocente delusione, dovuta alla tragica disobbedienza, Dio in molti modi confermò la sua volontà di riservare all'uomo destini celestiali.
      Con Abramo trasse l'uomo fuori dall'idolatria e lo portò sulla strada maestra della fede nell'unico Dio.
      Con Mosè diede al popolo, scolpita su tavole di pietra, una legge perfetta che avrebbe cambiato in salvezza la storia dei popoli.
    2. L'uomo rispose con la peggiore delle perversioni.
      Mentre Dio, l'Altissimo, dettava leggi di vita, il suo popolo si fece un vitello di metallo fuso e gli si prostrò dinanzi.
      Abbiamo ascoltato l'urlo di Dio a Mosè: "Lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te farò una grande nazione".
      L'ira di Dio, di fronte all'infedeltà dell'uomo, che, come risposta ai mille benefici ricevuti dalla creazione, ripudia il suo Dio e se ne costruisce uno fatto di metallo fuso, è del tutto in linea con la nostra logica umana. Dio potrebbe dire all'uomo: ti ho dato tutto. Tu mi tradisci, perciò ti distruggo. Stando ad esodo, sì. Invece così non fu.
  2. Chi ci dice che l'urlo di Dio a Mosè fu solo una proiezione della logica che guida i legittimi sentimenti dell'offeso? Ce lo dice Gesù, con il grappolo di parabole raccolte e offerteci dalla odierna strabocchevole pagina del vangelo.
    Nossignori! Il Dio di Gesù Cristo, che avrebbe il diritto di essere ripieno d'ira per i nostri comportamenti trasgressivi, giustificati con una controreligione costruita dal basso con "fuse" ideologie, si ostina ad essere buono, paziente e misericordioso.
    1. Come il figlio giovane, chi di noi non ha in vita, più o meno, voltato le spalle a Dio, servendosi del patrimonio dei doni da Dio ricevuti, cioè la vita, l'intelligenza, la libertà, la volontà, le cose, le persone?
      Quanti imperi perversi, costruiti dall'uomo con l'uso del genio avuto da Dio, sono entrati a far parte del regno delle tenebre.
      C'è un limite alla misericordia di Dio?
      Molti di noi direbbero "sì", soprattutto quando si vorrebbe che ad essere colpiti dall'immediato castigo divino fossero gli altri.
      Invece il padre della parabola non cessa di pazientare, di attenere e di concedere anche tempi supplementari, nella speranza che anche il peggiore dei suoi figli ritorni e gli dica:"Padre ho peccato. Non sono degno di essere chiamato tuo figlio".
      Nella nostra teologia c'è un capitolo dedicato alla grazia finale.
      Si afferma che Dio, all'ultimo istante della vita, dona una ulteriore grazia, che permette al peccatore, se vuole, di poter rinsavire.
    2. Ma attenti anche al peccato del figlio maggiore.
      Chi si vanta di non aver mai sbagliato, sbaglia, perché conclude dicendo: "Mio fratello non è degno del perdono".
      Attenti a questa tentazione, che può essere di casa anche tra noi.
  3. Ma chi sono i potenti mediatori tra Dio e l'uomo peccatore?
    Sono Mosè e Gesù, cioè quanti ricorrono al preziosissimo ministero di intercedere presso Dio in favore di tutti i peccatori. E noi?
    Ministero che Gesù mette nelle mani della Chiesa e che la Chiesa mette nelle mani di ogni cristiano. Lo esercitiamo? Quante volte?

Il Parroco: don Rinaldo Sommacal