Omelie
Omelia di domenica 19 agosto 2007 - Per Anno XX
PER ANNO XX - ANNO C - 2007
- Geremia era un personaggio scomodo. Perché?
Non era un brigante, un ladro, un uomo in preda al vizio, un anarchico, un contestatore per scelta.
Tutt'altro. Geremia si sentiva parte integrante del suo popolo e lo amava moltissimo e cercava disinteressatamente solo il suo bene.
Per il bene del suo popolo, alle autorità, che erano al potere in quel tempo, diceva la verità, anche quando la verità andava contro le scelte interessate dei corrotti "capi", consiglieri del re.
Come sapeva di possedere e, quindi, di dire e di difendere la verità?
Perché era un profeta di Dio.
Non aveva scelto lui di fare il profeta.
Dio stesso se l'era scelto, preannunciandogli che non sarebbe stato un compito facile sostenere la verità nel contesto di un potere corrotto secondo gli interessi di parte e non del bene del popolo.
I "capi" corrotti, che per loro natura avrebbero dovuto illuminare il re a governare saggiamente, videro in Geremia un pericolo per le loro trame. Libero da ogni interesse personale, Geremia decise di affrontare anche la persecuzione e la morte, pur di dire la verità e di sostenerla fino alla fine.
Ed ecco avverarsi lo scontro: con una falsa testimonianza, che fa sempre effetto sul potere, i "capi" accusarono Geremia davanti al re di scoraggiare il popolo e di cercarne il male. "Lo si metta a morte" chiedono al re. Ed il re risponde: "E' nelle vostre mani".
Poi il re, ascoltato un suo fido e sincero consigliere, ritratta la condanna e fa tirare fuori Geremia dalla cisterna piena di fango. - Alcune riflessioni.
Ricevere ed esercitare un qualsiasi potere è un ministero nobile, grande, necessario.
Ma è facile che il potere venga insidiato dalla corruzione.
Chi possiede legittimamente una autorità, per esercitarla correttamente deve possedere una spiritualità ben superiore alla spiritualità comune e del singolo cittadino.
Le nostre chiese dovrebbero riempirsi ogni domenica soprattutto di quanti hanno nelle loro mani un qualche potere che, a seconda di chi lo esercita, può trasformarsi in bene o in male, in verità o in inganno, in assoluzione o in condanna, in dire o in tacere...
I cristiani in autorità, con chi devono confrontarsi, se non con la loro coscienza che ha bisogno permanente di farsi illuminare, certamente dai saggi maestri delle adulte culture, ma soprattutto dalle verità che scendono e salgono lungo la scala di Giacobbe ed attingono alla Verità tutta intera.
Chi è la verità personificata che può nutrire ogni autorità?
Per tutti gli uomini di buona volontà è Dio.
Per il battezzato, a qualsiasi corrente politica appartenga, la personificazione della verità é Colui che, passando tra noi in continuazione, ha il potere di definirsi: "Io sono la verità".
Gesù, il figlio di Dio, il nuovo Mosè, è il "...ma io vi dico".
Cosa dice? "Non uccidere", anzi aggiunge "non insultare nessuno". Gesù è in favore della vita fisica, morale, spirituale.
Al peccatore dice: "Convertiti e vivi". All'offeso comanda: "Perdona e sarai perdonato". La verità in favore della vita sta finalmente scendendo dalla cattedra di Gesù e sta contagiando le culture del mondo intero, contro la pena di morte.
Normalmente la si invoca dal basso solo quando la ragione non è lucida, ma turbata da qualche misfatto orripilante. La pena di morte, fosse sancita anche con la volontà del popolo o da una autorità legittima, è sempre una disobbedienza a Dio.
Ben venga, a nome di tutti i condannati nel mondo, siano essi innocenti, siano essi colpevoli, ben venga la decisione del re: "Fate risalire Geremia, prima che muoia". - Il "non uccidere" è uno dei fuochi portati da Gesù sulla terra.
E' un piromane Gesù, ma un piromane che accende ovunque il fuoco della verità che si fa amore. Il fuoco d'amore che Gesù porta, spegne l'odio, converte il peccatore, riaccende la pace e spezza le catene di quelle ingiustizie che sono i veri focolai che spingono gli uomini a diventare Caino ed a fondare quei poteri occulti che, pur di possedere, uccidono Abele il giusto.
Il Parroco: don Rinaldo Sommacal