Omelie
Omelia di domenica 17 giugno 2007 - Per Anno XI
PER ANNO XI - ANNO C - 2007
- La Parola di Dio, seminata con sapienza nel tempo e apparsa in pienezza con Gesù, il Verbum Dei fattosi uomo, attraverso le letture odierne ci porta a considerare il rapporto che c'é tra il male morale, chiamato peccato, e la redenzione, operata da Dio per mezzo di Gesù, allo scopo di vincere il peccato e le conseguenze del peccato, cioè il giudizio e la pena o temporale, od eterna.
Il profeta Natan dice al re Davide: "Tu sei quell'uomo" che ha fatto uccidere Uria, per prendere in moglie la moglie sua.
Qui viene ribadito che, chiunque per qualsiasi motivo, "disprezza la parola del Signore", costui è un peccatore "ai suoi occhi". Alla luce della storia della salvezza, sappiamo con certezza che nessun figlio di Adamo può dirsi esente dalla colpa.
A tutti noi Dio dice: "Tu sei quell'uomo" che ha peccato.
I potenti di questa terra possono camuffare i loro peccati con le armi in loro possesso, ma non possono ingannare Dio.
Per Dio il peccato di Davide è enormemente più grave, perché commesso da chi dovrebbe guidare al bene, soprattutto con l'esempio. - Quale la sorte del peccatore, stando alla morale veterotestamentaria?
Inventare leggi tali che portino il peccatore a riparare il danno sociale e morale compiuto e ad allontanarlo dal peccato.
Esemplare fu la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente. Risultato? Risponde l'apostolo Paolo: "... dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno".
Le leggi penali sono necessarie per un ordinato vivere sociale.
Ma qui parliamo della natura ontologica del peccato, delle conseguenze disastrose che arreca al peccatore, dell'offesa che ne deriva alla giustizia universale e divina, della possibilità che si arrivi, non solo a punire il peccato, ma a colpirlo alla radice e a ridare alla natura dell'uomo la giustificazione. - Ed ecco irrompere la teologia neotestamentaria, inaugurata dall'incarnazione di Dio e conclusasi con la passione, morte e risurrezione di Gesù, il Figlio di Dio e il Figlio dell'uomo.
"Una peccatrice di quella città venne con un vasetto di olio profumato. Piangendo cominciò a bagnargli i piedi di lacrime, poi li asciugava con i capelli".
"Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca" malignò Simone il fariseo.
"Simone, disse Gesù, un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Condonò il debito a tutte e due. Chi di loro lo amerà di più?".
"Quello a cui ha condonato di più" rispose Simone.
E Gesù:"Vedi questa donna: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha amato molto".
Dopo la lunga notte dei tentativi legali per risolvere il problema del peccato con le sole forze umane e con la sola giustizia distributiva, ecco spuntare l'aurora di un mondo novo.
Gesù non maschera i peccati dietro un velo di compassione.
Gesù non bara in fatto di colpevolezza e di corresponsabilità.
Gesù guarda in faccia il peccato e lo chiama con la sua vera parola: offesa infinita a Dio. Nulla di più grave del peccato.
Ma come mirare al cuore del peccato, disintegrarlo e liberare il peccatore dalla colpa e dal castigo?
Una sola la strada possibile: che sia Dio stesso a pagare il prezzo del peccato contro Dio; addossare ogni colpa e far diventare peccato Colui che non commise colpa alcuna. Chi è Costui? Colui che disse con autorità, alla donna: "Ti sono perdonati i tuoi peccati".
A quale prezzo? Altissimo, ma completo, esaustivo, definitivo.
L'arma vincente é l'amore divino, "versato per voi e per tutti, in remissione dei peccati".
Ad amore divino offeso, divina riparazione per amore: la vendetta di Dio.
Ricordati: "tu sei quell'uomo". Ricordati peccatore: "La tua fede ti ha salvato. Perché hai molto amato, ti sono rimessi i tuoi peccati".
Chi è quest'uomo che si vendica perdonando?
Hai ancora dubbi? Il suo nome è Gesù. Invitalo a casa tua.
Il Parroco: don Rinaldo Sommacal