Omelie

Omelia di domenica 20 maggio 2007 - Ascensione - Festa della Parrocchia

ASCENSIONE - ANNO C - 2007

Festa della Parrocchia

Siamo tornati di nuovo sul nostro amato colle.
Da anni la festa della nostra Comunità Parrocchiale e delle Famiglie coincide con la solennità della Ascensione al cielo del nostro Redentore e Salvatore, Gesù Cristo.
Per noi Valpiana è diventata il colle dell'Ascensione.
Ricordo che in questi luoghi vigeva la tradizione di "gridare l'Ascensa". Dopo la mezzanotte, un gruppo di ragazze, dislocate in punti strategici, dialogando a distanza, si raccontavano, gridando, il mistero della Ascensione del Signore.
Come ogni giorno non si ripete, così i misteri della nostra fede: li celebriamo ogni anno, ma li celebriamo con Colui che dice: "Io faccio nuove tutte le cose".
Benvenuti: voi fedelissimi, voi saltuari e voi novellini.
Da quassù vi invito a sbirciare entro il Mistero che oggi la liturgia ci invita a celebrare. A più occhi, più vista.
Rileggiamo il Mistero come ce lo presenta Gesù in persona.

  1. Disse Gesù ai suoi discepoli:"Voi restate in Città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".
    Quel "voi", come ministro di Cristo ho il potere di tradurlo, qui e ora, in "noi".
    Gesù ci consegna un "mandato": restare in Città.
    Noi dobbiamo essere e diventare i missionari di casa nostra.
    C'è un Città, la nostra Città, la nostra Comunità che ha bisogno di essere sempre evangelizzata e riedificata.
    Non dobbiamo aspettare che vengano da fuori i costruttori.
    Gesù affida noi e il nostro presente a noi stessi.
    "Voi restate un Città".
    E continua: "Finché non siate rivestiti di potenza dall'alto". Qui cominciamo a intravvedere le crepe della nostra civiltà cristiana. Siamo cristiani, fin dalla nascita, ma non sempre la gente ci vede rivestiti della "potenza che viene dall'alto".
  2. Quale abito dobbiamo aspettarci "dall'alto"?
    Ce lo dice la lettera agli Ebrei.
    "Cristo è entrato nel cielo, allo scopo di presentarsi al cospetto di Dio in nostro favore..., dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti".
    In quel "molti", che sta per tutti, ci siamo certamente anche noi. Perché "Gesù è entrato nel cielo"?
    "Per presentarsi al cospetto di Dio in nostro favore".
    Come vorrei che ognuno di noi fosse capace di capirne il significato!
    Immaginiamo per un istante di trovaci davanti a Dio Padre.
    Ci direbbe:"Mio figlio mi ha parlato di te. Gesù è tutto in tuo favore. Ti raccomando, seguilo, ascoltalo. Allora anche tu sarai dove lui è".
  3. So che da soli non abbiamo né la lucidità, né la costanza, né la forza di vivere da figli di Dio, da fratelli di Cristo, da persone in comunione con tutte le altre persone della nostra comunità.
    Ma nessuna paura. Ciò che è impossibile all'uomo è possibile a Dio. Come? Sentite la promessa di Gesù:"Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi".
    Lo promise e mantenne.
    Lo Spirito Santo ci viene infuso con il battesimo e in pienezza con la cresima. E' lo Spirito Santo che anima ed edifica nel tempo la Chiesa.
    Solo con la forza dello Spirito Santo potremo essere i testimoni di Cristo a Gerusalemme, nella Giudea, in tutto il mondo.
    La nostra Gerusalemme, che ci aspetta, è Belluno, la nostra Parrocchia, la nostra Chiesa locale.
    Bussiamo alle porte della nostra Comunità, per vedere le sue fondamenta, le sue stanze, i suoi tesori, i suoi particolari bisogni.
    In miniatura ritroviamo in noi tutti i tesori, ma anche tutti i bisogni e tutti i rischi. Vediamoli.
    Mi soffermerò molto volentieri a guardare, con l'occhio del contemplativo, quel valore umano e divino che vedo presente e incarnato nella nostra parrocchia: la famiglia. E' il tema che il Consiglio Pastorale ha scelto, tra tanti, per dare unità di intenti a questa nostra "festa".
    Prima di cadere nella trappola degli squilli di allarme che oggi rintronano da ogni parte sulla famiglia e ci dividono pericolosamente, lasciatemi godere il panorama positivo, beatificate, offerto dalla famiglia, così come fu immaginata e voluta dal Creatore quando pensò l'uomo.
    Dio al plurale disse: "Facciamo l'uomo".
    Ma "facciamolo a nostra immagine, a nostra somiglianza".
    In quel plurale di Dio, ("facciamo"), vi leggo: Padre e Figlio e Spirito Santo.
    Quindi il Dio che crea l'uomo è famiglia.
    Nel vorticoso autogenerarsi di Dio intuisco il mistero della vita, dell'eternità, della felicità, dell'IO SONO.
    Più è se stesso e più Dio è generante.
    Più è generante e più è generato.
    Tra generante e generato sussiste una infinita relazione d'amore.
    La famiglia di Dio è una esplosione d'amore.
    Quando Dio decise di autodefinirsi, si disse: IO SONO AMORE.
    Se Dio definisce se stesso "amore", noi possiamo definire Dio "FAMIGLIA".
    Se Dio fa l'uomo a sua immagine, l'uomo nasce dall'amore e per amare. L'uomo sarà concepito perché amato.
    L'uomo che ama, a modo suo concepisce sempre.
    Tra i tanti tipi dell'amore umano c'è l'amore che procrea.
    Ed ecco il capolavoro di Dio: l'uomo. "Maschio e femmina li fece".
    Dio è uno perché trino.
    L'uomo è uno perché maschio e femmina.
    Ecco la radice naturale, ma anche soprannaturale, sociale ma anche sacra, dell'umanità: la coppia, la coppia che diventa una "cosa sola", la coppia che riceve dal Creatore il potere di amarsi fino a procreare, atto eccelso, inferiore solo al potere creativo di Dio.
    Innamoriamoci della famiglia come è voluta da Dio.
    Conosciamola come la conosce il suo Creatore.
    Prima di vederne le difficoltà e le sconfitte, con commozione proclamiamola "cosa molto buona".
    Perché i giovani tornino a scegliere la famiglia fondata sul matrimonio, (altissimo rito istituzionale, origine di ogni altra valida istituzione), chi già vive il matrimonio e la famiglia, chi sulla famiglia e sul matrimonio deve presiedere, insegnare e legiferare, dia del matrimonio e della famiglia lo sfavillìo dei veri valori.
    Maschio e femmina: il sesso non è un bene commerciabile; è parte integrante della natura dell'uomo, segno efficace e, per il matrimonio cristiano segno sacramentale della diversità per l'unità, nella felicità della unione e della procreazione. Non è un affare privato unirsi e fare figli.
    I figli non sono una proprietà da accogliere o da gettare.
    E' un diritto dell'umanità e un dovere del singolo rispettare e obbedire alle leggi sublimi e nobilitanti del Creatore.
    Io, commosso, ringrazio la mia famiglia, venero tutte le famiglie, chiamo i giovani, anche quanti hanno fatto la scelta della convivenza, (che definisco il precariato della coppia), a riscoprire la sacralità della famiglia secondo natura.
    Famiglia: l'immagine di Dio.
    Dio, pietra d'angolo di ogni nuova famiglia.
    Venero la Parrocchia: famiglia delle famiglie, dove Gesù si presenta a noi come il fidanzato e ci chiede in isposa, pronti a celebrare le nozze eterne. Famiglia : una quercia secolare.
    Ha solo bisogno di cure amorose. A noi amarla e guarirla.
    A voi, sposi qui intervenuti, a rappresentare la famiglia come Dio la vuole.

Il Parroco: don Rinaldo Sommacal