Omelie
Omelia di domenica 15 aprile 2007 - Pasqua II
PASQUA II - ANNO C - 2007
- "La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato"...
Così comincia il vangelo di Giovanni, che la Chiesa ha scelto per l'ottava di Pasqua.
Quel "giorno", su cui torneremo subito, nella cultura ebraica era un giorno senza alcun spessore, non aveva un nome, lo si indicava solo come "il giorno dopo il sabato".
Siccome nell'economia della salvezza del nuovo Israele tutto doveva avere un nuovo inizio, quel giorno senza identità era provvidenziale.
Quel giorno "vuoto" attendeva di essere riempito di una novità tale che avrebbe dato il via ad una nuova creazione, un nuovo calendario, sarebbe diventato il primo dei giorni dell'era cristiana.
Quel "giorno" come lo chiama l'evangelista Giovanni, è il "terzo giorno" da Gesù più volte profetizzato.
Dei tre giorni, Gesù consegnò i primi due al potere delle tenebre, al padre della menzogna che, con l'inganno, aveva indotto tutta l'umanità alla disobbedienza contro Dio e alla idolatria di se stessa.
Gesù, nei primi due giorni, si consegnò liberamente al peccato, che lo catturò nell'orto degli Ulivi, lo trascinò, con la complicità del tradimento, davanti ai tribunali religioso e civile, accolse come agnello mansueto l'umiliazione della condanna a morte e alla morte di croce e, dopo essere passato attraverso l'umiliazione della flagellazione, della incoronazione di spine, dello straziante viaggio al Calvario, non oppose resistenza ai soldati che lo inchiodarono in croce e lo issarono tra due malfattori.
Gesù subì liberamente (e poteva essere difeso da dodici legioni di angeli) il potere delle tenebre per i primi due giorni, permettendo che i suoi discepoli venissero travolti dalla vergogna e sconvolti dal dubbio. Ma riservò a sé il terzo giorno, non degli uomini, ma del Signore. Quando tutti lo davano per morto e i più intimi cercavano di imbalsamarne il corpo; pagato a Dio Padre il debito del peccato e alla morte il prezzo della disobbedienza dell'uomo, Gesù cancellò la disobbedienza, distrusse la colpa, sconfisse la morte e risuscitò all'alba del terzo giorno.
Ecco cos'è quel giorno, "il primo dopo il sabato".
Quel giorno anonimo divenne il primo della nuova creazione.
In mattinata alle singole persone e ai piccoli gruppi; nel pomeriggio ai due in fuga da Gerusalemme verso Emmaus, a sera ai discepoli, riuniti nel Cenacolo, il Risorto apparve, fugando le tenebre della disperazione e dell'ignoranza, giacché nessuno aveva compreso le scritture che parlavano che il Messia sarebbe stato messo a morte, ma che il terzo giorno sarebbe risorto.
Risorgendo il terzo giorno e apparendo il terzo giorno ai discepoli, riuniti nel Cenacolo, Gesù pose le fondamenta della nuova creazione, del nuovo popolo, del nuovo culto, del nuovo tempio.
Gesù, con la sua risurrezione, fondò la domenica, il giorno dei Dodici riuniti, della sua famiglia, della Chiesa. - Non c'era Tommaso quella sera di Pasqua, la prima domenica.
Non essendoci, da solo non arrivò alla fede della risurrezione, ma alla teorizzazione del dubbio e dello scetticismo.
Chi non fa domenica, chi è assente dal Cenacolo, chi non fa corpo con la Chiesa, difficilmente regge contro le tentazioni del dubbio.
Chi fa domenica, fa famiglia, fa Pasqua, rende presente il Risorto.
Gli uni gli altri si scambiano i doni della Pasqua.
Le certezze degli uni aiutano i dubbiosi e i dubbi degli altri diventano preghiera di tutti.
Di domenica il Risorto si fa presente e dona a tutti la sua pace.
Non sarà la mente a fugare tutti gli interrogativi. Ma la verità, anche non capita dalla testa, è tutta presente nel corpo.
Tommaso, il dubbioso di testa, tornato a far corpo con la Chiesa del Risorto, riuscì con la voce del cuore a dire: "Mio Signore e mio Dio".
Chi di domenica fa Chiesa, rinnova qui e ora la Pasqua di Cristo.
Chi manca colpevolmente, toglie efficacia alla Pasqua.
Per il cristiano la domenica non è questione di gusti, ma di identità.
I cristiani sono "quelli della domenica".
Di domenica, andando tutti alla Chiesa, saremo visitati dal Risorto che ci dira: "Pace a voi".
Il Parroco: don Rinaldo Sommacal