Omelie

Omelia del 14 gennaio 2007

PER ANNO II - ANNO C - 2007

Dio, Gesù Cristo, la Comunità cristiana sono i tre protagonisti di questa Liturgia della Parola.

  1. Il profeta Isaia, con un coraggio straordinario, che la storia premierà, scende in campo per cantare il rapporto speciale, affettivo, sponsale, del tutto gratuito, che corre tra Dio e Gerusalemme, quando Gerusalemme sta per "popolo di Dio" e popolo di Dio sta per l'umanità tutta intera.
    Isaia prevede che la Città santa, che il popolo di Dio, che l'umanità tutta, finalmente esca dai suoi innumerevoli mali, entrati nel mondo come conseguenze delle infedeltà morali ai divini voleri e, purificata dalle sue colpe, vada incontro al suo Dio.
    Quali sono le virtù che rendono l'umanità degna sposa del suo Dio e Creatore?
    In primo luogo la giustizia.
    Una giustizia profonda, radicale, non soggetta a ideologie a tirannie, a egoismi che la deformino per privati interessi.
    Quella giustizia che parte dalla prima delle leggi morali che afferma che l'uomo non è dio, ma che l'uomo viene da Dio, in Dio sussiste, Dio riconosce e non deve farsi altre divinità.
    Se non si ha il coraggio di proclamare su tutti e su tutto il primato di Dio e il riconoscimento gioioso di Dio da parte dell'uomo, si ritornerà a far precipitare la civiltà dell'uomo e per l'uomo.
    Affermato il primato di Dio, allora la giustizia di Dio scenderà, come fiume, tra gli uomini nelle loro individualità e nelle loro strutture di vita comunitaria; tutto risanerà e vivificherà.
    Sarà un bell'uomo l'uomo che darà a Dio quello che è di Dio.
    Essere in pace con Dio significa scoprire chi è veramente Dio per l'uomo e chi è l'uomo nella sua intima natura.
    Chi fa della fede in Dio una libera scelta d'amore, scoprirà l'amore infinito di Dio per l'uomo e cercherà di gareggiare in amore.
    Se per l'uomo amare Dio è una piccola e gioiosa fatica, l'amore che Dio riversa sull'uomo è di una grandezza oceanica.
    Isaia paragona l'amore di Dio per l'uomo a una mano amorosa che sorregge con tenerezza un diadema regale, una magnifica corona.
    La possente mano amorevole è l'amore di Dio.
    Il diadema nella sua mano è l'umanità che Dio solleva a sè.
    L'umanità fedele stupirà nel sentire il profeta rivelare le intenzioni di Dio. Dice Dio all'umanità:
    "Nessuno ti chiamerà più abbandonata";
    "Sarai chiamata mio compiacimento";
    "Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo creatore".
  2. Il miracolo che Gesù compì a Cana di Galilea, al di là di un provvidenziale intervento per superare un umiliante inconveniente per un banchetto di nozze, in realtà mette in evidenza quello che Isaia profetizzò.
    Gesù, benedicendo gli sposi, si presenta come lo sposo che in noi cerca la sua donna, per liberarla da ogni male, innalzarla a divinità, ornarla delle più grandi virtù umane come la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza, immergerla nella virtù teologale dell'amore e trovarsela davanti pronta per le nozze eterne.
  3. Ed ecco che la sposa di Cristo, la Chiesa apostolica, la Comunità nata dalla risurrezione di Cristo, dimostra tutta la sua straordinaria ricchezza.
    Sua ricchezza non sono i beni materiali, ma i carismi del cuore e dello spirito, come insegna l'apostolo Paolo.
    Ogni persona umana riceve in abbondanza doni che devono diventare carismi, cioè, forze da mettere a disposizione per le necessità comuni.
    Sono forze le più varie, da quelle della predicazione e del governo, a quella del più umile dei servizi al più infimo dei bisogni. "Diversità di carismi" insiste Paolo, ma non per dividere.
    Ognuno ha i suoi personali carismi e tutti ne possiedono.
    Il prodigio per cui Cristo prega il Padre e lo Spirito Santo è all'opera è quello di portare tutti ad unità, ad un solo corpo.
    Allora saremo vincenti.
    Ma l'unità tra le Chiese è ancora un sogno lontano.
    Tra noi, al nostro interno, tra cristiano e cristiano, c'è unità?

Il Parroco: don Rinaldo Sommacal