Omelie

Omelia del 31 dicembre 2006 - Sacra Famiglia (Anno C)

L'anno solare 2006 chiude di domenica, con la festa liturgica della Santa Famiglia di Nazaret. Una grande opportunità per ringraziare Dio per la famiglia di Nazaret, per ogni singola famiglia e per la grande famiglia umana.

La seconda lettura apre le finestre del Cielo e ci svela il cordone ombelicale che esiste tra la famiglia umana e la famiglia divina. Perché l'uomo può aspirare a Dio e sogna di rivestirsi di divinità? Perché è ciò che Dio volle, quando creò l'uomo. Dicendo all'uomo e alla donna: "Non sarete più due, ma una carne sola", Dio fondò la famiglia, ma anche svelò cosa intendesse dire: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza".

Vogliamo vedere la vera immagine di Dio? Guardiamo l'uomo. Ma l'uomo, immagine di Dio, è maschio e femmina. L'uomo, il capolavoro di Dio, è famiglia: una ontologica complementarietà di una mirabile diversità: maschio e femmina. "Non sarete più due, ma una carne sola". Da questa unione procede il secondo comando divino: "Crescete e moltiplicatevi". Prima faticosamente, poi in pienezza con la venuta di Gesù, il Rivelatore di Dio, abbiamo capito che l'uomo, cioè gli sposi, è e sono l'immagine di Dio. Non solo perché intelligente, volitivo, libero, capace di progresso, ma soprattutto perché famiglia, l'uomo è immagine di Dio.

Chi è l'uomo? Il maschio e la femmina indissolubilmente uniti. La famiglia è l'immagine visibile di Dio. Come l'uomo "famiglia" è un "noi", così Dio è un "noi". Dio parla al plurale quando decide di creare l'uomo.  Gesù ci rivela che quel "noi" di Dio è impresso nella natura dell'uomo. L'Unità di Dio è tale perché Dio è famiglia. Nella famiglia di Dio, sempre dalla rivelazione, apprendiamo che ci sono mansioni proprie del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Quando diamo a Dio il titolo di Padre, in realtà, essendo lui purissimo spirito e non sessuato, possiamo dire benissimo che la prima persona della Santissima Trinità è sia padre che madre. C'è poi la mansione del Figlio che, prima dell'incarnazione, si chiama il Verbo, Parola che fa quello che dice. Al Verbo fu affidato il compito di chiamare dal nulla tutte le cose e di continuare a sostenerle in essere. Lo Spirito Santo lo conosciamo soprattutto per la sua azione salvifica verso l'uomo: per sua opera il Verbo si fece carne; per sua opera oggi Gesù è presente e operante nella Chiesa. Per sua opera il Magistero della Chiesa predica in modo infallibile la verità. Fu opera sua tutta l'ispirazione che guidò i profeti a parlare.

Dio, che è famiglia, ama la famiglia umana. Dio è geloso della famiglia umana, la sua visibile immagine. Guai metter sulla famiglia mani da rapina. Si fermino i moderni falsi profeti che vogliono demolire la famiglia fondata sulla legge naturale e convalidata dalla Rivelazione.

Se si riuscirà a inquinare la famiglia, fino a colpirla nella sua essenza, con quella specie di AIDS che è la visione dell'uomo e della donna di una certa cultura laicista, sarà una tragedia, non tanto religiosa, quanto morale e sociale. I falsi profeti hanno capacità dialettiche da vendere e sanno fare i sofisti, fino a far cadere nella trappola anche i puri e gli ingenui. Devono essere i giovani, gli sposi, le famiglie, la cultura sana, la sana politica, le sane amministrazioni a espellere dal loro seno questo virus pestifero. Un conto sono i casi singoli che richiedono umanità, un conto è colpire i principi morali, scardinando l'istituto familiare. Salviamo la famiglia e salveremo la società, il mondo.

La famiglia, così com'è, non è una invenzione della Chiesa. La Chiesa l'ha ricevuta dall'umanità di ogni razza e nazionalità, la difende e la difenderà a spada tratta, come un valore di tutti e per tutti, anche a costo di impopolarità. Come in agricoltura si fa di tutto per difendere i prodotti originali, così dalla sana società salga un sussulto di dignità: mai contro la famiglia! E per i cristiani: sì alla famiglia fondata sul sacramento del matrimonio che dà a Dio un volto umano e agli sposi un volto divino. Sui singoli casi di disagio, abbondi la pietà.

Don Rinaldo Sommacal