Omelie
Omelia di Natale - 25 dicembre 2006
NATALE - ANNO C - 2006
"Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce..."
Così saluta la venuta del Messia il grande profeta Isaia.
Vede il Natale come un cammino con due protagonisti:
un popolo che faticosamente avanza nel buio verso la meta;
dalla meta una grande luce che improvvisamente spunta, avanza e rifulge su tutti quelli che camminavano in terra tenebrosa.
Il Natale è la vittoria della luce sulle tenebre, della sapienza sull'ignoranza, della civiltà sulla barbarie, della libertà sulla schiavitù, del bene sul male, di Dio sulle false divinità. Natale viene a spezzare il giogo che a turno opprime l'uomo.
Ma oggi c'è ancora bisogno del Natale?
Non siamo noi popolo emancipato, progredito, saggio, nobile, libero, onesto e buono?
Così dovrebbe essere dopo tanti Natali.
Così sarebbe se fossimo tutti capaci di pellegrinare verso quel bambino che ci è nato e che è chiamato "consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace".
Ma così non è.
Se numerose e silenziose frange di veri adoratori, puri di cuore, sono sempre in cammino verso quella Luce, alla scuola dei Magi e non si fermano davanti a nessun ostacolo; altra gente, capeggiata da bugiardi Erode, vuole uccidere quel bambino, perché è luce e fa troppa luce d'intorno. Dicono i loro maestri, spesso cristiani secolarizzati con il complesso degli ex: la religione è un gioco della fantasia malata, Dio è un'invenzione dei deboli, Gesù, se c'è stato, fu un illuso galantuomo, la Chiesa è destinata a scomparire.
Oggi è fortemente all'opera la cultura della non cultura, della negazione delle verità assolute e della morale oggettiva.
E' in mano a forze potenti e occulte, che certamente hanno in mente altri messia, presentati in nome del progresso.
Con il favore delle tenebre si tenta di rubare l'anima alla gente.
Si illudono queste forze di cantar vittoria.
Dio, Cristo, la Chiesa, eterno il Primo, profetizzato fin dalla fondazione del mondo il Secondo, millenaria la Terza, sono abituati a questo ritorno virulento del padre della menzogna che, puntualmente, con le armi migliori del momento, ha sempre predicato che Dio non c'è, che noi siamo il dio di noi stessi, che non dobbiamo rendere conto a nessuno della nostra vita.
Sono forze degenerate che alla fine, dopo aver ingannato e illuso, impongono le loro catene ideologiche, dichiarando oscurantisti quanti non la pensano come loro, gridando all'interferenza.
Noi cristiani sappiamo che, in ogni tempo e in ogni luogo, la civiltà vera, se è un dono che viene per tutti è pure una faticosa conquista, spesso a costo di sangue e di persecuzioni.
Alle tenebre dà fastidio lo sfolgorio della verità e della rettitudine.
Noi sappiamo da chi andare per ritrovare noi stessi e lo scopo del nostro essere nati su questa terra non per morire, ma per passare alla terra promessa, rivestiti di immortalità.
Andiamo a Betlemme, l'università dell'umanesimo cristiano.
E' stretta la porta di quella scuola. I gonfi di superbia non passano.
Chi ama le tenebre, non sopporta la sapienza di quel Bambino.
Chi ama le tenebre, lo cerca, come Erode, ma per ucciderlo: cancellarlo dalla storia, dalla conoscenza, dalla cultura, farlo apparire una favola non degna di gente evoluta.
E' quello che sta succedendo perfino in certe scuole italiane.
Noi, visitati dalla Luce, non giochiamo al ribasso.
Siamo gli eterni amanti del vero, del bello e del buono, per diventare persone vere, libere, belle, secondo lo scopo per cui siamo stati pensati e resi vivi. Questa è ricchezza, non spazzatura.
Nessuno fermerà il nostro costante pellegrinare a Betlemme.
Entriamo. Facciamoci piccoli, torniamo nel fecondo grembo materno della nostra straordinaria fede cristiana, chiediamo di rinascere con quel Bambino e come quel Bambino.
Gesù, che si chiama anche Dio-con-noi, rinnoverà il prodigio.
Veniamo al Natale come creature umane.
Ripartiamo dal Natale creature divine.
Buon Natale! Una folgorante risposta ai maestri della notte.
Il Parroco: don Rinaldo Sommacal