Omelie
Omelia di domenica 24 dicembre 2006
AVVENTO IV - ANNO C - 2006
Siamo alle porte del Natale.
Se abbiamo percorso l'Avvento come la liturgia ci ha suggerito, non possiamo non essere pervasi dalla trepidazione, non quella che proviamo davanti a un qualsiasi pacco-sorpresa, ma davanti ad un evento che, se accolto, ci cambia radicalmente in meglio la vita.
Sta per venire a casa nostra una Persona, unica, straordinaria.
A differenza dei grandi della terra, che sono avvicinabili solo da pochi eletti, Costui che viene, dona a chi lo cerca il privilegio di incontrarlo e di incontrarlo con le più personali e originali attese.
Il profeta Michea dalla profondità dei secoli ci dice dove andare per incontrare Colui che venne, che viene e che verrà per cambiare la faccia della terra e portarla a salvezza.
Scrive: "E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele. Egli starà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio". Passarono i secoli. A tempi di grande attesa si succedettero tempi di buio anche per il popolo che Dio si era scelto con il compito di preparare la strada al Suo inviato.
Mentre i profeti annunciarono la venuta del Messia come un evento che avrebbe fatto tremare il mondo, i fatti capovolsero l'attesa.
La realizzazione di tutte le profezie, si verificò nel più assoluto silenzio e raccoglimento, entro lo spazio di una stanzetta, in una umile dimora, della semisconosciuta Nazaret, con protagonisti una schiva ragazza di nome Maria e un invisibile divino messaggero.
Maria concepì un figlio, per opera dello Spirito Santo.
Lo chiamerà Gesù, perché salverà il suo popolo. Sa che è l'Emmanuele, profetizzato da Isaia e da tutte le ragazze ebree sognato come figlio. Lo svelerà l'angelo a Giuseppe.
Maria non lo dice a nessuno.
Non tocca a lei dirlo. Suo figlio ha Dio per padre.
Al Padre spetterà, come e quando, il compito di dire chi è quel bambino che sta per nascere da una Vergine.
Maria, primo tabernacolo vivente di Gesù, ha la missione di generare il Mistero della fede nell'arcano silenzio.
Il Padre di Gesù affida allo Spirito Santo l'opera dell'Incarnazione. Lo stesso Spirito sospinge Maria sulle montagne della Giudea, per correre in aiuto alla anziana cugina, anche lei in attesa di un figlio.
Come Maria bussa alla porta di Zaccaria, Elisabetta, illuminata dallo Spirito Santo, vede nella cugina la madre di Dio.
A proclamare Maria "Madre di Dio", prima del Magistero infallibile della Chiesa, è Elisabetta, che la accoglie così: "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?".
Chi, come Elisabetta, prossimo a Natale, invocherà il dono dello Spirito Santo, anche se cristiano da antica data, riscoprirà la folgorante verità che ci dice che Gesù, nato da Maria, è il Signore nostro, il mio Signore!
Fermiamoci.
Ripetiamo con Elisabetta: "A che debbo che il Natale, quest'anno, venga a me, tutto per me e che, per mezzo mio, possa venire donato, come fece Maria, a tanti altri, a quanti lo cercano e che io incontro, a quella persona che domanda, ma che da sola non trova?".
Natale sussulti in me, in voi, in noi.
Quello che non capita in un anno, può capitare in un istante: se credo e credo con la fede di Maria e di Elisabetta, mi sento Betlemme, risento in me la presenza viva di Colui, che, per opera dello Spirito Santo, è nato in me nel giorno del Battesimo.
Quando Gesù lasciò la sua dimora che aveva presso il Padre celeste e, per opera dello Spirito Santo, entrò nel mondo e si fece uomo, disse una preghiera e fece una promessa che sono diventate la preghiera e la promessa di ogni uomo visitato dal Natale.
Disse il divin Figlio all'eterno Padre: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare la tua volontà".
Natale può anche essere definito così: accogliere Gesù e, con Gesù, imparare a fare la volontà del Padre.
"In tua voluntade è nostra pace".
Può essere uno degli auguri veri di Natale.
Il Parroco: don Rinaldo Sommacal