Omelie

Omelia di domenica 10 dicembre 2006

AVVENTO II - ANNO C - 2006

  1. Avvento ci chiama a trasformare il nostro cristianesimo, già vissuto nel passato, in un'attesa dell'affascinante "non ancora".
    Solo l'altro ieri abbiamo celebrato il tramonto dell'anno liturgico 2005/2006.
    Lo abbiamo consegnato a Cristo Re con sentimenti di gratitudine, di gioia e di umiltà.
    Ma ogni umana conclusione esplode nella voglia di ricominciare.
    E' la legge della vita. Nessuno vuole morire. La vita attende.
    In natura ogni tramonto è l'annuncio di una nuova alba.
    Ancor più per noi cristiani, che scriviamo le nostre giornate terrene alla luce di Cristo, il Sole che sorge da Oriente, per condurci, giorno dopo giorno, al giorno senza tramonto.
    L'anno liturgico, simbolo dell'intera nostra esistenza, è il pedagogo che ci insegna a fare di ogni giornata una piccola e completa storia di salvezza, cominciandola con gioia, vivendola laboriosamente nell'amore operoso, chiudendola con la preghiera del ringraziamento e di pentimento.
    Questa seconda domenica d'Avvento è un'alba che sta per cedere il posto all'aurora.
    Sempre più vicina è la rinascita di Gesù.
    Chi è Gesù, che viene come il nuovo giorno dell'uomo?
    Pur essendo sempre lo stesso, ieri, oggi e sempre, Gesù è per noi, se lo accogliamo, quotidiana novità di vita.
    Per vivere, sia umanamente che cristianamente, abbiamo bisogno della sua presenza che si faccia goccia vitale e raggio vivificante.
    A dirci chi è il Messia e come dobbiamo attenderlo, intervengono due autorevolissimi personaggi che, illuminati da Dio, ci parlano di Lui in forma di profezia.
  2. Il primo è Isaia, il più messianico dei profeti.
    Essendo il Messia il sole dell'uomo, lo vede venire da oriente.
    Con il sorgere del Messia, anche l'umanità, simboleggiata da Gerusalemme, risorgerà.
    Come deve attendere la venuta del Liberatore la Città Santa?
    Il profeta le ordina: "Deponi la veste del lutto e dell'afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre".
    Dunque il Messia sarà portatore di libertà, di voglia di vivere, di ottimismo, di dignità, di nobiltà.
    Se accolti, questi doni bonificano la natura dell'uomo e la fanno diventare terra capace di far germogliare "frutti di giustizia".
    Il Dio di Isaia è un Dio smagliante, luminoso, che rende splendente Gerusalemme, cioè l'intera umanità.
    Se vogliamo attendere il Messia come Dio stesso ce lo rivela, bando alla tristezza, alla paura, alla lamentela fatta sistema, alla depressione anche spirituale, all'inclinazione al pessimismo, al predominio dei discorsi negativi.
    Né l'attesa si confondi con i bugiardi messaggi miracolistici.
    Il "natale" dei soli consumi sta uccidendo il Natale della fede. Il Natale vero viene da Dio, scende nel più profondo di ogni persona e porta a Dio. Lo accoglie chi ha l'anima del credente, che anela ai valori interiori, che toccano lo spirito e convertono il cuore.
    Natale è Dio che ha bisogno dell'uomo.
    Natale è l'uomo che risveglia e riaccende l'assopito bisogno di Dio.
    L'Avvento fa scoppiare la notizia:"Dio Viene"!
    L'Avvento è il contagioso passaparola: "AndiamoGli incontro".
    In chi crede, rispunta la speranza, il sorriso e la voglia di far festa.
  3. Il secondo messaggero del Natale è Giovanni il Battista.
    Nella sua rude predicazione va subito alla radice dell'Avvento e ci invita a costruire le strade giuste. L'operazione è radicale.
    Ci sono sentieri da raddrizzare, burroni da riempire, monti e colline da abbattere. Sono gli innumerevoli difetti morali dell'uomo.
    Ognuno individui e restauri la sua personale strada che porta a Dio e permette a Dio di venire.
    Ognuno in questi giorni cerchi un sacerdote che gli possa dire: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".
    Il Dio che viene, verrà.
    Il Natale non è un privilegio per pochi. Nessuno è escluso. Che nessuno lo escluda.

Il Parroco: don Rinaldo Sommacal