Omelie
Omelia di venerdì 8 dicembre 2006 - Immacolata Concezione
Festa dell'Immacolata Concezione - Anno C
La solennità dell'Immacolata è l'omaggio che la Chiesa di Cristo vuole tributare a Maria, preservata dalla macchia originale, in vista della sua chiamata alla maternità divina.
Noi, Chiesa di Cristo che vive in Belluno, vogliamo con gioia confessare la nostra fede nel dogma che proclama Maria, concepita senza la colpa che i progenitori trasmisero a tutti i loro discendenti.
Non lo seppero i santi, ma ignari Gioacchino ed Anna, suoi genitori.
Anche Maria probabilmente visse tale privilegio nell'ignoranza.
Lo venne a sapere solo gradualmente e parzialmente.
Crescendo, non avvertiva quella debolezza morale e quelle malizie che tutte le sue coetanee manifestavano.
Ma non si sentiva migliore delle altre.
Anzi, siccome la sua integra natura le svelava la infinita bontà di Dio, lei, più delle sue coetanee, si sentiva indegna e sempre al di sotto di quell'amore con cui si sentiva amata da Dio.
La sua innocenza originale le aumentava la coscienza del dono e, pertanto, cresceva in sapienza e in umiltà.
Tutto sentiva dono.
Voleva che il suo essere e il suo agire, diventassero risposta di gratitudine e di amore a Dio, ai suoi e a chiunque incontrasse.
Momento decisivo, non solo per il mistero della nostra salvezza, ma anche per la conoscenza di se stessa, fu per Maria l'Annunciazione.
Era giunto per lei, come per ogni ragazza ebrea, il tempo del fidanzamento e la preparazione alle nozze.
Dovevano essere rispettate le regole e le tradizioni.
Maria fu destinata sposa al giovane artigiano Giuseppe, di cui tutta Nazaret tesseva le lodi come di un "uomo giusto".
Era in una di quelle giornate in cui, stando sola in casa, poteva pensare alle faccende domestiche senza perdere il dialogo di preghiera con Dio, con i suoi morti che venerava e sapeva più vivi che mai nella casa di Dio, da cui ogni vivente viene.
Come avvenne e come si consumò l'apparizione dell'arcangelo Gabriele rimarrà per tutti e per sempre un mistero.
Ma "mistero" non è contro la storicità.
Il mistero è un anticipo di quella visione beatifica che avremo in cielo.
Non è sinonimo di favola o di allucinazione, o di inganno.
E' una verità così grande che sai di averla esperimentata, ti è lucidissima nella mente, non hai bisogno di conferme, ne sei il testimone fin nelle viscere, ma non puoi raccontarla a nessuno, poiché non hai parole all'altezza.
Maria ebbe la visione mistica dell'arcangelo Gabriele.
La racconterà all'evangelista Luca e a Giovanni, l'apostolo prediletto che poteva più di ogni altro capirla, avendo avuto anche lui visioni celestiali, che consegnò nell'Apocalisse.
Oggi non dirò nulla del messaggio natalizio contenuto nell'annuncio dell'angelo. Verrà anche quel momento e presto.
Tento, invece, di dire cosa venne a sapere Maria del suo immacolato concepimento.
Le avevano insegnato che tutti nascono con il peccato originale.
Pur cresciuta al Tempio, Maria non ricevette nessuna rivelazione privata che le svelasse il suo immacolato concepimento.
Ma l'Arcangelo la saluta "piena di grazia" e ribadisce: "Il Signore è con te". Questo saluto la colpì e la fece riflettere.
Gesù le avrà rivelato questa verità?
Ne dubito, poiché Gesù non abusò mai del suo potere divino. Volle che tutta la sua esperienza terrena fosse una normale conquista della verità, uscendo faticosamente dall'umana ignoranza esistenziale, crescendo in sapienza con l'età, come tutti.
Maria ebbe coscienza piena della sua immacolatezza certamente dopo la morte. Con private apparizioni favorì l'evolversi del dogma presente nella Tradizione. Quasi determinante fu la risposta che diede a Bernadette Soubirous che, per ordine del parroco di Lourdes, le chiese:"Come vi chiamate?". Rispose la Signora: "Io sono l'Immacolata Concezione". L'abate, da incredulo divenne credente.
Anche noi, con fede, affetto e gratitudine, la salutiamo e la proclamiamo: "Ave, piena di grazia!".
Il Parroco: don Rinaldo Sommacal