Omelie

Omelia di mercoledì 1 novembre 2006

TUTTI I SANTI - ANNO B - 2006

  1. Ascoltando il brano dell'Apocalisse, siamo stati ammessi a una visione mistica. Abbiamo visto aprirsi le finestre del paradiso.
    Sulle gradinate più alte, abbiamo notato le diverse classi di santi. Ma il paradiso non è classista.
    Il paradiso si diversifica, perché quaggiù, con i piedi ben piantati sulla terra, noi ci siamo diversificati gli uni dagli altri.
    Ma non in forza di privilegi di sangue, di carriera, di casta, di ricchezza od altro.
    Se lassù ci sono diverse classi di santi è perché su questa terra, quando altri gozzovigliavano e deridevano i buoni, i giusti, gli onesti, i lavoratori, i poveri, i sofferenti, costoro si lasciavano dolcemente, amorevolmente e tenacemente macinare e impastare dalla volontà di Dio.
    Così vivendo e facendo, si sono santificati, nei modi i più svariati.
    La scala delle beatitudini, proclamate non senza sofferenza da Gesù, ci fa capire che su questa terra, gli uni, in nome della loro innocenza, sono stati umiliati, mentre gli altri, liberi da ogni legge morale e calpestando con prepotenza i giusti, hanno fondato fasulli paradisi terrestri.
    Ma il vero paradiso non è terrestre.
    La morte, che tutti raggiunge, farà trionfare la verità e la giustizia.
    Agli occhi di Dio, i primi, respingendo il peccato e rivestendosi di santità, andranno verso la beatitudine, mentre gli altri, credendo di raggiungere la felicità per strade disoneste, hanno ingoiato nelle loro viscere il tarlo della maledizione.
  2. Ma, accanto alla scala della santità eroica, attraverso le finestre dell'Apocalisse vediamo in paradiso anche un numero sterminato dei santi comuni. Non sono, però, santi di serie B. Ognuno si ritrova con il suo secchiello ricolmo di beatitudine.
    La capacità del recipiente è data dalla santità personale.
    Se i santi dalle virtù eroiche possono anche incutere soggezione, a noi semplici cristiani, imperfetti dalla testa ai piedi, ma desiderosi di accogliere e non rigettare le divine volontà, la moltitudine immensa di santi comuni apre il cuore alla speranza vera.
    Ma allora è vero quello che insegna il Concilio: che tutti siamo chiamati alla santità e che la santità è alla portata di tutti, anche dei fragili, dei deboli, dei peccatori come noi, cristiani del feriale.
    La santità non è un privilegio di pochi; è la meta offerta a tutti.
  3. Quale la strada alla santità per noi cristiani peccatori?
    La strada dei dieci comandamenti e dei sette sacramenti.
    Il decalogo è necessario, ma da solo ci condannerebbe certamente alle pene del purgatorio e forse anche dell'inferno.
    Sappiamo quello che dovremmo fare, ma facciamo quello che non dobbiamo.
    Pochi possono affermare quello che rispose il giovane ricco a Gesù: "I comandamenti li ho osservati tutti fin dalla mia infanzia". Se la legge del decalogo ci trova poveri, anche peccatori, anche peccatori pesanti, abbiamo però la strada dei sacramenti che ci permettono di rientrare in corsa.
    Molti cristiani hanno smarrito entrambe le strade.
    Siamo più peccatori che santi? Abbiamo la bussola della coscienza che ci fa riconoscere di aver sbagliato e ci fa dire a Dio, come il figliol prodigo:"Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te".
    Quale la risposta?
    Da soli, pur pentiti, sapremmo solo piangere i nostri peccati e le occasioni perdute.
    Invece abbiamo per Dio un Padre, che ci ha dato, con la legge, anche il rimedio a tutte le nostre disobbedienze alla legge.
    La medicina del peccatore è lo stesso Figlio di Dio, il Pastore grande del gregge, il Santo dei Santi, capace di caricarsi sulle spalle anche il peggiore dei peccatori e portarlo, se pentito, a santità.
    Gesù, per farci da peccatori santi, ci ha offerto un sacramento chiamato della guarigione, che è la confessione o riconciliazione.
    Per irrobustire, poi, le nostre deboli membra, ci ha dato l'eucaristia, il banchetto che ci accoglie stanchi e affamati e ci rimanda alla vita santificati, cristificati e santificanti.
    Assemblea santa, auguri vivissimi. Oggi è la tua festa.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal