Omelie

Omelia di domenica 22 ottobre 2006

PER ANNO XXXIX - ANNO B - 2006

  1. Il peccato di Adamo inquinò l'umanità alla radice.
    Per risanarla, Dio trapiantò sul malato corpo della natura umana un "virgulto" di natura divina.
    Ce lo dice oggi il profeta Isaia.
    Dalla radice di Adamo il "virgulto" ricevette ogni sorta di tormenti.
    Escluso il peccato, fu "provato in ogni cosa", dice Lettera agli Ebrei.
    Lo si accusò di colpe non sue, si emanò contro di lui una iniqua sentenza di morte, lo si crocifisse fuori le mura della Città per rigettarlo una volta per sempre dalla convivenza umana.
    Lo scopo del trapianto del "virgulto" era solo quello di risanare il corpo umano e ridargli i promessi splendori e le prerogative divine.
    Il corrotto corpo umano reagì rigettandolo.
    Per questo il "virgulto" sarà chiamato "Uomo dei dolori che ben conosce il patire".
    L'uomo vecchio, servendosi del potere per farsi servire e non per servire, impose decisioni malvagie contro il "virgulto" divino.
    Lo appese alla croce, pensando così di cantare vittoria.
    Invece il "virgulto" venuto dal cielo ed innestato nell'umanit", liberamente accettò di bere il calice amaro di tutte le malattie morali degli uomini.
    Come figlio dell'uomo divenne la vittima sacrificale al nostro posto.
    Come figlio di Dio fu il Sacerdote che immolò se stesso al Padre in sacrificio di espiazione per le colpe dell'uomo, le nostre colpe.
    Risultato? La natura umana fu risanata.
  2. Ragioniamo. Ogni peccato ha due effetti: ferisce chi lo commette e offende Dio, il datore della vita.
    Con il peccato, l'uomo, più o meno esplicitamente, vuole colpire Dio, con l'implicito desiderio di toglierlo di mezzo e prenderne il posto.
    L'uomo non si rende conto che, così facendo, va verso il suicidio.
    Ignora anche che il nostro Dio è un Dio che "sa compatire le nostre infermità" e non si vendica come facciamo noi, se offesi.
    Sembra quasi che Dio, (e mi perdoni Dio se oso dirlo!), sappia che l'uomo, da solo, non può non essere un peccatore.
    Sapendo questo, Dio non infierisce contro l'uomo che pecca, ma stipula un'alleanza con il peccatore.
    Come può Dio, l'offeso, essere l'alleato di chi lo offende?
    Ecco il capolavoro: sceglie di farsi uomo Egli stesso.
    Innocentissimo, si addossa tutti i nostri peccati.
    Quando Isaia parla del "servo del Signore cresciuto come un virgulto", parla di quell'uomo che viene da Dio, di quel Dio che viene dall'uomo, con il vertiginoso compito di farsi peccato per attirare solo su di sé tutte le ire di Dio, l'offeso.
    E' il biblico agnello senza macchia che si sacrifica al posto dei peccatori, appagando Dio e riscattando il peccatore.
    Chi offrirà questo sacrificio con mani innocenti, se tutti i sacerdoti di questa terra sono essi stessi peccatori?
    Prodigio nel prodigio! Quel "virgulto", che ha in sé le due nature, la divina e l'umana, in quanto uomo è l'agnello da immolare, in quanto Dio è il sommo ed eterno sacerdote chiamato ad immolare l'agnello di Dio, la vittima sacrificale.
  3. Ai suoi futuri ministri, che gli chiedono di poter occupare i primi posti nel suo regno, Gesù risponde: "Chi vuol essere grande tra voi si farà il vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti".
    Lui, il primo per sua natura, eccolo sotto la croce, cioè sotto il peso di tutti i nostri "vogliamo" ingiusti, trasgressivi, immorali e noi qui ad offenderci se ci pare di patire qualche svista, qualche sottovalutazione. Cosa ci sta dicendo il nostro libro sinodale? Quello che il vangelo dice da sempre, ma che noi spesso preferiamo ignorare: se vogliamo sedere alla destra di Gesù, dobbiamo condividere prima il calice della sua passione e morte, per amore.
    Il più bel verbo che esiste è "amare".
    Chi ama, condivide. Chi ama Gesù, condivide la sua Pasqua.
    Chi ama non va a Dio per accusare i fratelli.
    Chi ama, offre se stesso a Cristo, perchè tutti possano trovare la strada del pentimento, del perdono e del rendere misericordia, avendo ricevuto misericordia. Amati da Cristo, amiamo come Lui.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal