Omelie

Omelia di domenica 8 ottobre 2006

PER ANNO XXVII - ANNO B - 2006

Sul grandioso ponte, che parte dal primo uomo e arriva all'uomo nuovo che è Gesù, scorrono oggi riflessioni teologiche dai contenuti straordinari sulla natura e sulla vocazione dell'uomo.

  1. Genesi insegna che Dio, l'unico padrone del creato, rivestì il primo uomo, uscito dalle sue mani, (vuoi dopo una lunghissima e intelligente evoluzione, vuoi per immediata creazione, ce lo dirà con umiltà la scienza ancora lontana dal traguardo), di un potere enorme: quello di governare il mondo intero.
    Per questo chiamò Adamo ad imporre nomi ad ogni essere vivente. Fu una conferma della gioia con cui Dio salutò la creazione del primo uomo: "E vide che era una cosa molto buona".
    Fin dalle origini, quell'essere singolare e unico, che trae dalla terra il suo corpo, ma riceve direttamente da Dio il soffio della vita, cioè l'anima immortale, è un essere intelligente, volitivo, libero, superiore a tutte le altre creatore, capace di governo.
  2. Ma, subito dopo, Genesi aggiunge: "L'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile".
    Segue il racconto della creazione della donna.
    Letto con superficialità, può indurre all'ironia in cui sono caduti e cadono anche celebri scrittori, ma ignoranti, delle Sacre Scritture.
    Se capito con la sapienza che ci viene dal Creatore, ci rivela verità meravigliose, incommensurabili, sempre nuove e sempre capaci di svelare la natura della prima cellula sociale, la coppia umana.
    Rileggiamo il racconto, ragionando con la rivelazione.
    L'uomo maschio possiede il mondo intero, ma non è felice.
    Si sente incompleto.
    Adamo non sa cosa gli manchi, ma da solo non si sente un uomo vero.
    Ha bisogno di un suo pari, di un suo simile, ma che non sia la sua fotocopia, bensì abbia ciò che egli chiede e a cui possa donare ciò che egli ha.
    Dio esaudisce il bisogno di Adamo creando la donna.
    Eva viene dal costato di Adamo. Quindi identica è la natura.
    Eva sentirà la nostalgia delle origini, cioè il bisogno di ritornare da dove è partita, ritornare nel cuore del suo uomo.
    Possiede ciò che il maschio non ha e di cui ha bisogno per sentirsi uomo, e invoca dal maschio ciò che ad essa manca.
    Uomo e donna sono, per volontà del Creatore, uguali ma complementari, per sesso e per psicologia.
    Il richiamo all'unione sessuale deve essere secondo natura.
    Quella unione si chiama matrimonio. Non è una semplice società di convenienza che, avviata, si può chiudere.
    E' una unione che fa cambiare radicalmente la vita del maschio e della femmina.
    Dice Genesi: "Non sono più due, ma una carne sola".
    In quell'unità del maschio e della femmina nasce l'uomo.
    L'unione degli sposi diventa il nido naturale della fecondità per la nascita dei figli e per assicurare la discendenza dell'umanità.
    Purtroppo le pecche dell'umanità hanno inquinato anche la grandezza biblica del matrimonio.
    L'egoismo ha persuaso l'uomo a prendere le distanze dal suo Benefattore. Disobbedendo, Adamo ed Eva hanno pure avvelenato la sacralità del matrimonio, portandolo su un piano di convenienza: se va ce lo teniamo, se non va lo rigettiamo.
    Ci giustifichiamo facendo una legge su misura.
  3. Richiesto di un suo parere sul matrimonio e sul divorzio, Gesù diede quella lapidaria risposta che per noi, cristiani, è la pietra d'angolo che difende l'indissolubilità del matrimonio.
    Disse Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma (del divorzio). Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola... L'uomo, dunque, non separi ciò che Dio ha congiunto". La Chiesa, pur comprendendo maternamente le difficili situazioni dei fallimenti matrimoniali, non potrà mai contraddire la volontà chiara del suo Maestro e del Dio di Gesù Cristo. Sì alla comprensione e comunione fraterna. Non a confusioni o a cedimenti dottrinali.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal