Omelie

Omelia di don Attilio del 14 aprile 2024 - Terza di Pasqua

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I  due di Emmaus ci assomigliano; anche noi come loro siamo affaticati e scoraggiati. Come in quella sera il Risorto cammina accanto a noi, anche se non lo riconosciamo. Il loro incontro col risorto è stato segnato da quella frase sconcertante: noi speravamo.

Poi il racconto di quel forestiero che non sapeva cosa era accaduto a Gerusalemme. Poi, allo spezzare del pane, tutto era diventato evidente, appena prima che egli sparisse.

Gesù si manifesta nel cuore di chi ascolta. La fede è così, un comunicare da cuore a cuore. I discepoli  hanno paura per credere. Gesù, come con Tommaso, insiste, osa, scuote, invita alla concretezza, ad alzare lo sguardo. Guardate, toccate, vedete. Ed è un po' di pesce arrostito condiviso a convincerli. Un gesto di assoluta concretezza. È concreta la fede. Fatta di sudore e sangue.

Il Signore ci riempie di doni. La pace, anzitutto. Quella che deriva dalla certezza di essere amati. Il cristiano è pacifista perché pacificato, perché, in Cristo risorto, sa che nessuna croce è definitiva.

 

La pace, che non esclude momenti di sconforto, di dubbio, di rabbia, è un dono che va accolto e conquistato. Il primo dono ai credenti. Dimorare nella pace significa mettere Cristo al centro, prenderlo come punto di riferimento definitivo e vincolante. Costruire la pace attorno a me, nei pensieri, nelle parole, nei gesti.

don Attilio Zanderigo