Omelie

Omelia di don Attilio del 3 luglio 2022 - Tempo Ordinario XIV

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“Il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”.

I discepoli sono mandati a due a due, precedendo il Signore. Non dobbiamo convertire nessuno: è Dio che converte, è lui che abita i cuori. A noi, solo, il compito di preparargli la strada. E ci chiede di pregare: non per convincere Dio a mandare operai  ma per convincere noi discepoli a diventare finalmente evangelizzatori! Annunciare, quindi. Ed è difficile. Parlare di Gesù ai cristiani, terribile! Sanno già tutto. Ma si può fare.

L'annuncio è fecondato dalla preghiera: è importante pregare, affidare al Signore, invece di giudicare. Il Signore ci chiede di andare senza troppi mezzi, usando gli strumenti sempre e solo come strumenti, andando all'essenziale.

Certo le catechiste diranno: il corso di nuoto o la settimana bianca sono mille volte più attraenti del catechismo. Ma voi avete una cosa che a nessun allenatore è chiesta: l'amore verso i vostri ragazzi.

E il Signore ci avvisa: Siamo pecore in mezzo a lupi, e quanto profetica sta diventando questa parola nel nostro mondo intriso di rabbia! Il Signore ci chiede di portare la pace, di essere persone tolleranti, pacificate. Nessuno può portare Dio con la supponenza e la forza, l'arroganza dell'annuncio ci allontana da Dio in maniera definitiva. Infine il Signore ci chiede di restare, di dimorare, di condividere con autenticità. Noi non siamo diversi: la fatica, l'ansia, i dubbi, le gioie e le speranze dei nostri fratelli  sono proprio le nostre.

Superiamo le paure del mondo, non valutiamo i risultati come un'azienda: dobbiamo veramente essere nella gioia, perché i nostri nomi sono scritti in cielo.

don Attilio Zanderigo