Omelie

Omelia del 26 maggio 2013 - SS.Trinità - Festa della Parrocchia

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1.

Solennità della Santissima Trinità: festa annuale della nostra comunità parrocchiale. Il tutto è vissuto con rinnovata commozione  entro il prodigio dei prodigi che è la famiglia umana, voluta da Dio, visitata ed elevata da Cristo, guidata dallo Spirito Santo per le vie che, dalla terra, portano oltre la terra, che penetrano in modo irreversibile nel cuore stesso dell’Increato, per essere partecipi, come figli, per l’eternità, di quella che è la ineffabile famiglia di Dio. Ma che strana la famiglia di Dio!

Se volgiamo capire qualcosa della famiglia di Dio, dobbiamo interrogare la nostra famiglia umana, le nostre singole famiglie.

Ma, a sua volta, le nostre famiglie, per conoscersi, almeno in parte e nelle cose essenziali, devono interrogare e ascoltare la famiglia di Dio, che, ad intervalli, ci parla come padre-madre, come figlio e come personificazione del loro amore che è lo Spirito Santo.

Abbiamo sentito, poco fa, Dio, sapienza personificata, dire di sé stesso: “Io dall’eternità sono stato formato…”. Ecco il bello e strepitoso annuncio, ma a noi, per quanto nobili e posti alla guida dell’intero creato, incomprensibile.

Questo ‘troppo’ di Dio, per il vero cercatore di Dio e della risposta a tutti gli interrogativi su noi e su ciò che esiste, è quello che ci confonde, ma anche che ci persuade, poiché Dio, per essere Dio, non può che essere, da sempre e per sempre, cercato pur rimanendo sconosciuto, sconosciuto, ma sempre più visceralmente da noi cercato, fino a chiedere per noi il dono della trasfigurazione.

Questo Dio, come fosse rivolto ad un altro, dice di sé: “Dall’’eternità io ti ho generato”. E’ solo Dio che può generare Dio.

Questa verità su Dio, rovesciata come un potentissimo getto sulla nostra povera comprensione, continuamente ci parla di questo Dio unico, che al suo interno vive un dualistico rapporto d’amore,  simile al rapporto tra uomo e donna che, fa di loro una sola carne e li rende simili a Dio, cioè capaci, nell’unità, di generare un altro se stessi, ma un altro da se stessi, cioè il figlio.

E’ da qui che, recentemente, la teologia, scandita anche dal magistero di papa Giovanni Paolo I,dice che Dio è padre e madre. Ecco svelarsi una delle verità più sublimi, alte, ma incarnate nella nostra umanità: quello di essere così simili a Dio da essere in grado di procreare altri esseri della nostra stessa specie, maschi e femmine, dando visibilità al volto di Dio, che è padre, madre, figlio.

Ma Dio Padre e Dio Figlio, si lasciano divorare dall’infinito amore reciproco che diventa la personificazione divina dell’Amore, chiamato Spirito Santo Amor e che sarà per sempre la sorgente di ogni amore vero , anche umano, sia esso spirituale, che corporale.

Un tempo, a noi ormai lontano, quando si poneva ad un teologo la domanda: “Ma Dio, rispetto a noi uomini, cosa ha di diverso?”. Ci rispondeva con molte affermazioni altissime, affascinanti, trainanti, condivisibili. Ma c’era anche una risposta che non poteva reggere e oggi nessun teologo la sostiene più. Un teologo laico, durante una missione cittadina, alla domanda fatta da una persona, ancora viva, della nostra parrocchia, circa l’emotività di Dio, rispose: “Dio è impassibile”.

Non è vero. Dio è infinitamente partecipe dei sentimenti umani, per cui, penso che Dio Padre abbia sofferto, come e anche di più del Figlio, sia nell’orto degli Ulivi, come sul Calvario. Se la nostra vita è uscita dalle mani di Dio; se la nostra vita è continuamente contrassegnata  da una varietà sconfinata di emozioni, significa che quel Dio, innamorato di noi, è un palpitare continuo di tutte le più nobili pulsioni, vissute con una infinita comprensione e condivisione. Se Dio me lo permette, dico che quello sarà il nostro paradiso.

2.

Ma, tornando a noi, chi oggi vedo essere sulla terra la più alta e visibile immagine dell’invisibile Dio Padre, Figlio, Spirito Santo? Non c’è dubbio: la famiglia, dove maschio e femmina, che, diventando una sola carne, per amore, procreano un figlio, che sarà per l’eternità una delle innumerevoli ed irripetibili  immagini di Dio amore e di papà e mamma. Vediamo i genitori diventare tenerissimi bambini ed i figli rigenerare i genitori, donando loro il massimo delle onorificenze, cioè quella di essere chiamati: ”Papà!  Mamma!”.

La famiglia di Dio: origine e fine di ogni verità su Dio! La famiglia umana: valore che penetra i cieli e che chiede di non essere violato da mani d’uomo, o dal padre della menzogna che vuole inquinare la ricchezza della nostra atavica e nobile cultura, e far passare per progresso il regresso.

Nel rispetto massimo di tutte le difficoltà che troviamo e conosciamo e che oggi interrogano passionalmente la natura della specie umana, noi, non per uno sfizio di voler essere diversi, ma per un appassionato ascolto del disegno di Dio, immesso in noi, anche su questo colle, da anni il nostro piccolo Sinai o Tabor, vogliamo affermare la sacralità del matrimonio, anche solo civile se non è voluto o consentito il matrimonio sacramento; la sacralità della coppia ‘maschio e femmina’, che Dio vuole sia una carne sola, capace di procreare, in definitiva la sacralità di ogni persona umana, fin dal suo concepimento.

Con questo, noi cristiani, noi Chiesa, noi comunità parrocchiali, senza sbandierare le tante iniziative in favore degli sposi che hanno fallito, dei loro figli che non devono diventarne le vittime; non volendo fare di queste altissime e delicate problematiche sulla famiglia una questione di opinione, per cui diventa vera quella che raccoglie i maggiori consensi, con passione, spesso con sofferenza, vogliamo salvare la ‘famiglia’, dove ogni membro trovi comprensione umana, affetto, calore, ma anche il consiglio giusto e il giusto sostegno per realizzare quella scelta che in quel momento sembra essere la migliore per lui, ma che inevitabilmente incontrerà difficoltà.

3.

Ma non è e non deve diventare il vostro caso, carissimi sposi qui presenti, alcuni accompagnati da quel prodigio che sono i figli, vostra immagine e somiglianza, il vostro passato di sposi e il vostro futuro di nonne e nonni, così preziosi, direi oggi necessari.

Auguri infiniti a voi, a nome mio, ma ancor più dei vostri familiari, della vostra e nostra amata comunità, fondata sulla famiglia divina, allietata da  tutti i nostri patroni che dal cielo ci seguono e che un giorno, più  meno lontano ci hanno generato, ci hanno fatti crescere, ci hanno portati al fonte battesimale, poi al banchetto eucaristico, alla cresima e al sacramento del matrimonio.

Ma non dimentichiamo quelli di voi che avevano accanto lo sposo o la sposa, che ora vi tiene per mano dal cielo.

Né voglio dimenticare quelle persone che hanno fatto altra scelta sponsale, come i religiosi, le religiose i sacerdoti, ma anche quelle persone che, pur desiderando fortemente di unirsi ad un partner, e poter mettere al mondo una loro piccola e nobile famiglia, hanno dovuto rinunciarvi, per i più molteplici motivi.

Voi, ragazzi e giovani, festeggiate i vostri genitori ed i vostri educatori; onorate la vostra giovinezza facendola modello di gioiosa gratitudine e speranza; non riducetela ad un non senso annegato in un contenitore fatto di odiose imposizioni, da alleviare con evasioni.

Ed ora un serio interrogativo: a parte il giovane don Robert, meraviglioso pastore, educatore, amico e uomo, che vogliamo seguire ed aiutare, augurandoci che rimanga a lungo con noi, dobbiamo con crudezza dirci: “Tra poco rimarremo senza sacerdoti. Cosa fare per arginare questa scontata previsione? Non so rispondere se non ripetendo il comando di Gesù: “Pregate il padrone della messe, perché mandi operai alla sua messe” 

Concludo: Deponiamo il pesante ed attrezzato zaino della nostra vita su questo altare da montagna; calziamo le scarpe dell’alpino che, per andare in alto, sa scegliere la cadenza giusta, dettata dal suo inseparabile mulo; promettiamo di amarci! Facciamo famiglia!

Sarà Cristo a realizzare questo progetto, ma a un patto, come è stato detto all’inizio: solo se noi gli daremo piedi, mani, occhi, orecchie, lingua: Lui il capo e noi le svariate membra.

Don Rinaldo Sommacal