Omelie
Omelia del 24 giugno 2012 - Per Anno XII
ANNO B - 2012
Quest’anno la solennità della nascita di San Giovanni Battista cade di domenica e ne prende il posto, poiché la figura del Precursore del Messia è imponente e preziosa. Le folle lo consideravano lo stesso Messia.
Fu lui a dire: “Non sono io. Un altro verrà dopo di me. A lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”.
La liturgia di questa solennità punta i suoi fasci di luce sul Battista, facendo parlare un suo lontano predecessore, il profeta Isaia.
Quello che Isaia dice di sé, a maggior ragione lo diciamo di Giovanni Battista, ma in modo eminente lo si deve dire di Gesù, infine, pur con le dovute proporzioni, lo diciamo anche di ciascuno di noi.
Cosa?
Che fin dal seno materno Dio ha chiamato Isaia, ma altrettanto Dio lo fa con ogni persona umana.
Noi sappiamo che il concepimento avviene per un rapporto d’amore tra gli sposi, ma sappiamo che il concepimento di una persona umana vede anche Dio all’opera, con la inesauribile ricchezza della sua fecondità.
La nostra fede, che risale alle verità, rivelate a noi da Dio, per mezzo dei profeti prima e, da ultimo, per mezzo della stessa Parola di Dio che è Gesù, ci insegna che Dio, nello stesso istante del concepimento, dona al concepito un’anima immortale che non può venire dall’uomo, ma solo da Dio e diventa immediatamente persona umana.
Se in modo del tutto particolare, le parole di Isaia, che dice: “Dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome”, ci rivelano la sua specifica vocazione, ugualmente ci dicono che ognuno di noi, fin dal seno materno, è un chiamato da Dio.
Ogni chiamata è personale e diversa da persona a persona.
Isaia riceve una chiamata che possiamo definire “speciale”, perché fu il più grande profeta della prima alleanza.
Più di tutti i profeti parlò all’umanità della venuta del promesso Messia e delle caratteristiche della sua missione.
Possiamo dire altrettanto di Giovanni, chiamato il “Battista” per il fatto che concludeva i suoi discorsi messianici con il rito penitenziale del battesimo nel fiume Giordano.
Mentre diceva: “Dopo di me verrà uno più grande di me” gli comparve davanti Gesù. Vistolo, con l’occhio illuminato dallo Spirito di Dio, disse: “Ecco l’Agnello di Dio” ed ai suoi discepoli disse: “Seguitelo”.
Gesù volle perpetuare il rito di Giovanni, entrando egli stesso nel fiume Giordano.
Si fece battezzare per donare all’acqua, non solo i poteri suoi naturali, ma anche il potere divino che fa diventare colui che crede nel nome di Gesù, una nuova persona.
Il sacramento del battesimo ci immedesima a Lui. Chi entra nell’acqua del fonte battesimale, entra in Gesù, il nuovo Giordano e, con Gesù, può chiamare Dio “Papà”.
Grazie Giovanni, per quello che sei stato e per averci detto: “Non io, ma Lui. Seguitelo!” Con il tuo aiuto cercheremo di seguirlo.
Noi sappiamo dove abita.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal