Omelie

Omelia del 29 aprile 2012 - Pasqua IV

  • Stampa

ANNO B - 2012

Questa quarta domenica di Pasqua è stata scelta da tutta la Chiesa Cattolica, per mettere al centro della celebrazione, ma ancor più della evangelizzazione, il grande tema della vocazione, che può anche essere definita: risposta personalissima a Cristo, che non si può delegare ad altri, dopo aver sentito chi è, e perché credergli, fino al martirio se fosse necessario.

Dalla prima parola della Genesi all’ultima parola dell’Apocalisse, tutta la Bibbia è detta Parola di Dio, pur dovendo fare grande attenzione, come quando Dio, che ispira, viene interpretato dai suoi profeti con il linguaggio e la cultura storica del loro tempo (A.T.). Solo Gesù è chiamato ‘Parola di Dio’ e nessuna delle sue parole deve essere fraintesa. Per questo Gesù inviò lo Spirito Santo perché ispiri gli Apostoli ed i loro successori a capirla ed insegnarla senza errori dottrinali. Alcune parole di Gesù, difficili per un tempo, si rivelano profetiche in tempi nuovi, quando cambia, poco o tanto, il modo del vivere e del fare degli uomini, che, sollecitati dalla scienza, dai bisogni, dal lavoro…, si evolvono e pongono domande nuove, a volte difficilissime, anche per la fede cristiana. La vocazione a credere nel Dio di Gesù Cristo e in Gesù Cristo figlio di Dio, e di conseguenza, ascoltarlo, capirlo interrogarlo e seguirlo è la caratteristica fondamentale di ogni persona vivente. Tutto questo va inteso sotto la parola ‘vocazione cristiana’ = chiamata alla vita e come viverla. Quindi la parola, se parla in primo luogo a coloro che Dio chiama al sacerdozio o alla vita consacrata, (ed oggi tutti noi sacerdoti e religiosi alziamo la voce, con urgenza, perché la mancanza di tali vocazioni fanno prevedere, ma già si vede, una inevitabile crisi della Chiesa Cattolica), se la parola vocazione riguarda in primo luogo queste persone, nessuno, però, è un ascoltatore disinteressatamente. Io, tu, noi, voi dobbiamo chiedervi: “Sento di essere una persona vivente? Conosco il mio Dio ascoltando attentamente gli insegnamenti di Gesù? Sono capace di vivere da cristiano, senza paura, ma anche senza prosopopea, in famiglia, dove studio o lavoro, dove vivo parte del mio tempo, entro le istituzioni

La fede cristiana, anche se non deve essere vissuta e dimostrata come un partito, fa parte della storia e contribuisce a creare storia e crearla in un certo modo.

Il cittadino deve lasciarsi interrogare su che cos’è la verità e cosa significa vivere secondo una morale giusta.

Ci dice Pietro, conoscente delle debolezze umane: “Gesù Nazareno è la pietra che da voi, costruttori, è stata scartata, è diventata la pietra d’angolo”. Il discorso è chiarissimo: buttiamo via Gesù e avremmo perso il senso della vita e la vita stessa. Ma chi è Gesù? Un guerriero che con i suoi scelti va alla carica contro gli increduli ed i peccatori? No. Lui stesso si definisce “il pastore buono, che conosce, una ad una, le sue pecorelle, sia che siano entro il suo ovile che è la Chiesa, sia che siano sparse su valli e monti impervi; anche chi non lo conosce e non crede in Lui, da lui è conosciuto ed amato.

Ma chi andrà a dire ai propri fratelli chi è Gesù?

Sono necessari giovani che, con coraggio, scelgano la strada del sacerdozio.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal