Omelie

Omelia del 26 febbraio 2012 - Quaresima I

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QUARESIMA I - ANNO B - 2012

Oggi la liturgia apre solennemente le porte della fede fondamentale ad ogni credente nel Dio di Gesù Cristo e in Gesù Cristo figlio di Dio, in modo deciso.
Oggi inizia la quaresima. Di tappa in tappa, ci porterà al triduo pasquale, cioè a quel ritorno vivo ed operante della passione, morte e risurrezione di Gesù, ma non come un fatto di cronaca, bensì come una ricelebrazione della creazione nuova, che fa passare anche noi, tutti toccati dalle prove della vita, o fisiche, o morali, da uno stato di colpa e di morte ad una rinascita anche temporale, per essere pronti a salire con Cristo nel regno dei risorti.
Tre affermazioni sono poste come pietre d'angolo a fondamento di questa costruzione che siamo tutti invitati a realizzare, ognuno con il suo carisma:

  • al suo fedele Noè, dopo il diluvio, segno del male che inquina il mondo anche oggi, Dio solennemente promette: "Quanto a me io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti".
  • L'apostolo Paolo, fedele ed irraggiungibile interprete dei voleri di Dio in Gesù Cristo, afferma:"Cristo è morto una volta per sempre, giusto per gli ingiusti per ricondurvi a Dio".
  • Da ultimo, colui che è il primo e che ha in mano le nostre sorti, ma con il solo intento di portarci a salvezza: Gesù.

Egli non dice che la salvezza sia un gioco facile. La si deve conquistare, sempre con il suo aiuto, vincendo ogni tipo di tentazione negativa. Ognuno esperimenta il suo deserto. Sappiamo anche che nessuno riuscirà da solo in quest'opera. Gesù è accanto a noi. Se noi lo lasciamo entrare nel nostro io, se gli chiediamo: "Aiutami, perché sono un debole ", Gesù ci dirà. "Oggi stesso sarò con te. Insieme vinceremo la tentazione".
Prepariamo lo zaino per il grande viaggio.
Non mettiamoci dentro futilità, ma solo quei mezzi senza i quali non potremo abbattere le trincee del nemico numero uno, che si chiama con innumerevoli nomi, ma che ha un padre comune; l'orgoglio.
Tre di queste forze morali vengono dal nostro io, ma sempre doni di Dio. La altre tre vengono direttamente da Dio. Le prime si chiamano "virtù cardinali" e le seconde "virtù teologali". Queste forze di natura e di grazia, se lavorano in armonia, vincono il tentatore, tessono una convivenza anche terrena che diventa sempre più l'immagine del paradiso. Ma se queste forze si contrastano, ogni civiltà sprofonda.
Ogni persona vivente, che vuole realizzarsi, non può non essere prudente. Le Scritture ci insegnano che la vita su questa terra continuamente viene messa alla prova, a volte facile, spesso difficile.
Il prudente dalla coscienza pura ce la farà. Vuole che la vittoria sia una conseguenza della giustizia per la giustizia, ma noi sappiamo come la giustizia, proclamata a prole, spesso diventa abuso di potere a scapito degli altri.
Anche il più virtuoso, se non persevera, fallisce. Ecco la necessità della fortezza. Ma i veri prudenti, i giusti ed i forti sono coloro che sanno contemperare armonicamente il tutto. Questo tutto Dio lo fermenta con i suoi doni che sono le virtù teologali: fede, speranza e carità.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal