Omelie

Omelia del 16 gennaio 2011 - Per Anno II

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PER ANNO II - ANNO A - 2011

Con l'Avvento, il Natale e l'Epifania, fino al suo Battesimo nel Giordano, abbiamo, con insistenza, quasi con accanimento, annunciato, interrogato e festeggiato Gesù, il mille volte promesso, l'atteso di generazione in generazione, l'accolto da Maria e Giuseppe, il visitato dai pastori, l'adorato dai Magi, il perseguitato dai potenti, l'ignorato dagli indifferenti, l'Alfa e l'Omega di tutto.
Noi, entrati nella storia 2000 anni dopo la sua nascita, siamo tra i fortunati che lo hanno conosciuto per quello che è. Dobbiamo, però, chiederci se e come, dopo averlo conosciuto, lo abbiamo accolto con la sapienza del cuore, amato come si deve amare Dio, predicato con tutta la forza della nostra intelligenza, proclamato e difeso senza rispetto umano, seguito come un inseparabile compagno di viaggio.
L'anno liturgico, sensibile a questo interrogativo, chiuso il ciclo natalizio, ci propone un tempo favorevole ai ripensamenti che hanno fondamentalmente due scopi:
primo, rivivere il dono di Gesù;
secondo, rinnovare con gioiosa libertà la nostra personale e comunitaria scelta di vita in Cristo, per Cristo e con Cristo.
Chi ci guiderà in questa verifica così opportuna, anzi necessaria per la nostra identità di cristiani, e che abbia la garanzia della verità?
Sarà la stessa Parola di Dio, oggi consegnata da Cristo, il 'Verbum Dei', per mezzo del suo Spirito, alla sua Chiesa.
La Chiesa opererà attraverso la liturgia domenicale, sapendo che la liturgia è la perenne e provvidenziale primavera che semina e fa sbocciare, nel modo giusto e nei tempi giusti, le parole di vita che piovono su di noi da Dio per mezzo del suo Cristo.
Passiamo, dunque, dalle buone intenzioni alle scelte di vita.
Il vangelo, da poco proclamato, fa parlare Giovanni il Battista.
Giovanni, quindi, diventa in questo momento un seminatore della Parola di Dio che le nostre orecchie devono accogliere ed ascoltare. Giovanni, illuminato dallo Spirito, 'vide' Gesù venire verso di lui.
Vedere Gesù! Come reagì Giovanni alla vista di Gesù?
In quel tempo Giovanni era cercato, ascoltato, venerato, seguito, obbedito dalle folle.
Poteva anche dichiararsi il 'messia' e gli avrebbero creduto.
Invece no! Giovanni, spogliato da ogni ambizione, vinta la vanità del successo, rinnovò la sua vocazione di essere solo il precursore del Messia. Grande lezione per i 'grandi' del mondo e della Chiesa!
Puro nella mente e nel cuore, egli vide posarsi su Gesù lo Spirito Santo. Capì chi era quell'uomo confuso in mezzo a tanti altri come uno di loro. L'individuo non è un numero, ma è un 'unico'.
Fu a quel punto che Giovanni, conscio che il suo compito stava per finire e che doveva passare il testimone all'atteso dalle genti, al promesso da Dio, disse: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me. Questi è il Figlio di Dio".
Disse e mantenne.
La sua fedeltà lo porterà a morire martire, come martire morirà Gesù, di cui fu il precursore.
Cosa imparare se non il nostro personale dovere di riscoprire Gesù, di non confonderlo tra i tanti messaggeri di salvezza, di essere capaci, come Giovanni, di invocare lo Spirito Santo prima di parlare di Gesù, per non far dire a Gesù ciò che non ha mai detto.
Per capire Gesù, alla scuola di Giovanni, dobbiamo ancora sapere che è necessario non solo conoscere qualcosa di e su Gesù, ma anche arrivare alla contemplazione d'amore di Gesù.
Il cristiano vero è, a modo suo, un creativo, un artista, un amante.
Contemplare Gesù significa penetrarlo e farsi penetrare.
Solo allora si può, con la liturgia, ripetere: 'con Cristo, per Cristo ed in Cristo', senza bugie. Il cristiano vero è colui che, per testimoniare Gesù, è capace di affrontare anche la persecuzione.
Non è detto, però, che la persecuzione sia sempre e solo sanguinosa.
Oggi serpeggia tra noi la subdola persecuzione da parte di chi, per oscurare Gesù, umilia il cristiano, facendolo passare per un ingenuo, un retrogrado, un debole, un ignorante...
Chi più del cristiano è nella verità, se Colui che il cristiano segue, dall'alto della croce ripete: "Io sono la via, la verità e la vita"?
San Paolo ci sostiene, inviandoci un beneaugurate saluto:"Grazia a voi e pace da Dio nostro padre".

Il parroco: don Rinaldo Sommacal