Omelie

Omelia del 28 marzo 2009 - Quaresima V

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QUARESIMA V - ANNO B - 2009

  1. "Ecco, verranno giorni": Così apre oggi la liturgia della Parola.
    E' un modo di dire profetico, pieno di futuro, normalmente misterioso, a volte minaccioso.
    Invece qui no.
    Geremia profeta, dopo un inizio ricco di suspense, riempie la sua pagina di notizie a dir poco strabilianti per chi, come noi, è qui condotto dalla fede nel Dio vero che fa quello che dice.
    E' l'oracolo del Signore che parla per mezzo di Geremia.
    Geremia, per sua indole, non è un grande ottimista.
    Invece qui il Signore gli fa dire parole che piovono su di noi come pioggia su terra riarsa ed assetata.
    Quale il loro contenuto? Vediamolo!
    Dio concluderà con Israele ( ma per Dio Israele era solo il lievito che doveva fermentare l'intera umanità), una alleanza nuova.
    Dio non vuole essere predicato come un despota. Dio non vuole esercitare sugli uomini il solo potere di creatore e di signore.
    Dio prende l'iniziativa e si presenta a noi come un socio fedele, che non verrà mai meno al suo patto e che dimostrerà con i fatti che Egli intende unirsi a noi con un'alleanza fedele e indissolubile.
    Ma chi più di lui conosce le nostre fragilità, dalle manchevolezze solo per debolezza fino alle macchinazioni messe in atto per usufruire di tutti i suoi benefici e poi ricambiare con infedeltà di ogni genere?
    Eppure Dio, già il Dio veterotestamentario, si fa conoscere come il Dio dalla misericordia infinita, dalla pazienza inesauribile, dalla speranza in un futuro che è capace di far fiorire il deserto.
    Non si fermerà di fronte alle difficoltà il Dio di Geremia.
    Anche se gli uomini non sapranno vederlo, Egli scenderà tra loro, andrà ad abitare nel loro cuore, si farà conoscere per strade diverse, personalizzate e tutti lo potranno conoscere. Lo dice Dio. A Dio si deve credere. Dio fa ciò che promette.
    Chi non gli crede, non riuscirà a spegnere la verità.
    Dio, già dall'origine del mondo, ha posto la sua dimora in un tabernacolo che nessuno vede, ma che Egli ha scelto, conoscendone il prezzo: il cuore dell'uomo, di ogni uomo.
    Entra anche in un cuore a lui infedele e ricco di malvagità.
    Se accolto, lo libera dall'iniquità e lo risana con il perdono.
  2. La nuova alleanza, lo dirà la storia, e noi lo sappiamo, non è una legge, non è un freddo patto sancito con un accordo verbale o cartaceo.
    L'alleanza Dio-umanità è una persona, è Gesù, il Dio-con-noi, ma, partendo dalla sua umanità, è anche noi-con-Dio. Gesù è il Dio così alleato dell'uomo, da essersi fatto uomo.
    Gesù è l'uomo così obbediente a Dio da essere rinato figlio di Dio.
    Gesù è la nuova ed eterna alleanza scritta con l'Incarnazione.
    Gesù è il Dio fatto uomo. Gesù è l'uomo entrato nell'IO SONO.
    Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: quel Gesù che è la nuova alleanza Dio-uomo, è il prodigioso "chicco di grano".
    E' caduto dal cielo in terra. Ha scelto di farsi seppellire entro la nostra umanità. Lo abbiamo accolto da peccatori.
    A noi, causa della sua morte, ha dato in cambio la sua identità.
    Il "seme" ci ha trasmesso la sua vita, la vita nuova, la vita del Cristo, la vita del figlio di Dio, la vita del cristiano. Ma quale il prezzo?
    Ce lo dice, in modo scultoreo, la lettera agli Ebrei: "Cristo... offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte...". Ma Dio padre non lo liberò dalla morte.
    Solo pellegrinando ai piedi della croce possiamo cogliere qualche raggio di verità assoluta sul mistero della passione e morte di Gesù.
    Gesù "imparò l'obbedienza". L'obbedienza lo "rese perfetto".
    L'obbedienza gli chiese tutto.
    Quel tutto "dato in obbedienza" al Padre siamo noi.
    Solo così l'alleanza, da noi strappata, poteva essere riscritta nuova a nostra salvezza.
    Domanda: ma il Padre poté essere così esigente, fino ad apparire un tiranno? Risposta: chi dei due ha sofferto di più?
    Ci basti dire:
    quello che per noi Gesù patì da figlio, il Padre lo soffrì da Padre.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal