Omelie

Omelia del 4 gennaio 2009 - Natale II

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NATALE II - ANNO B - 2009

Questa domenica, dopo le straordinarie solennità che gravitano sul Natale, è quasi un'oasi di riposo. Ci concede il privilegio di contemplare, come davanti a una specula, quello che è successo e quello che tuttora sta succedendo e succederà, nel fantastico gioco tra la Sapienza increata di Dio, la Sapienza presente ed operante nel microcosmo dei regni minerale, vegetale, animale e umano, in parte visibile anche agli occhi nostri e dei nostri sofisticati strumenti tecnologici, e la Sapienza che, irragiungibile ad ogni più avanzato telescopio, danza nel macrocosmo dell'intero universo.
Immersi nel contemplare le meraviglie della Sapienza, ovunque presente ed ovunque operante, poi increduli la vediamo incarnata in un neonato, in una stalla, riscaldato da due umili giumenti, guardato e protetto dall'amore di Maria e di Giuseppe.
Gesù: è la visibile icona dell'invisibile Sapienza divina!
Chi è il neonato di Betlemme, che non ha nulla di diverso per attirare l'attenzione, eppure verso il quale si sono mossi e si muovono i più strani pellegrinaggi?
Sentiamo delle voci. Non sono voci d'uomo. Angeli ci parlano di lui.
"Egli, ci dicono, è colui che dall'eternità è generato, ma non creato, della stessa sostanza del Padre".
All'incalzare delle nostre domande, gli angeli continuano:
Egli era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio".
E' Colui che disse:"Sia la luce", e la luce fu. Trasse dal nulla tutte le cose e tutte in lui sussistono; è Colui che soffiò nel corpo animale l'alito di vita e lo fece diventare persona umana: spirito, anima e corpo uniti indissolubilmente.
Dalla nostra privilegiata postazione di contemplazione, vediamo e chiediamo:"Perché ora abita in una cittadina della Palestina, in una casetta uguale a mille altre, vive sconosciuto ai più, si fa chiamare Gesù, nome impegnativo che significa "Il Salvatore?".
Rispondono le voci angeliche: "Quello che voi vedete, obbediente a due comuni genitori, se dovesse sprigionare la luce che in lui si cela, accecherebbe tutta la terra; se dovesse liberare la potenza della sua verità, cancellerebbe in un solo istante tutta l'ignoranza che, su traballanti troni, pretende di governare la vita e la storia del mondo; se mostrasse l'incredibile capacità di amare una ad una le sue creature, con slanci di predilezione verso voi uomini, soprattutto verso chi volutamente lo teme, quindi lo respinge, anzi vorrebbe metterlo nuovamente in croce, attirerebbe a sé anche colui che continua a venderlo per un vile guadagno, visto che basta scriverGli contro per fare audience.
Quel Gesù di Nazaret, che ha dato la scalata alla vita, passando attraverso un silenzio durato trent'anni; quel Gesù che lasciò Nazaret per andare incontro a tutto e a tutti, per dire a tutti che per tutti c'è salvezza e di tutti Lui è il Salvatore; quel Gesù è colui che l'evangelista Giovanni, con un volo d'aquila, disse: "Ed il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi".
"Ma noi, chiediamo, come lo abbiamo accolto?".
Ci rispondono abbassando i toni della festa, quasi vergognosi della nostra pigra vergogna nell'ammettere le nostre colpe. Ci dicono: "Egli venne tra i suoi, ma i suoi non l'hanno accolto".
E dai, con questo incallito stile di Adamo, il nostro progenitore arrogante e impertinente.
Portare argomenti per non credere non è cultura, è presunzione!
Aveva tutto Adamo. Gli mancava solo quello che metafisicamente non poteva avere, cioè la divinità.
Tenne con Dio il broncio per questo e, appena un astuto tentatore gli prospettò la possibilità di rubarGli la divinità, fece il terribile salto nella disobbedienza.
Noi insistiamo: "Cosa dobbiamo fare per tornare entro l'Eden?".
Ci rispondono giulivi in coro gli angeli:"A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio". "Quale la strada?", chiediamo per l'ultima volta.
Irrompe l'apostolo Paolo, l'Adamo convertito da Cristo, perché aiutasse noi peccatori a trovare la strada tracciata dalla divina sapienza:"Siamo stati scelti da lui prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità".
Finalmente: apriamo gli occhi del cuore e tuffiamoci in Lui.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal