Omelie

Omelia del 7 settembre 2008 - Per Anno XXIII

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PER ANNO XXIII - ANNO A - 2008

  1. Ezechiele ci dice: "Il Signore mi ha chiamato e mi ha posto come sentinella per la casa d'Israele". Ezechiele era un profeta.
    Il profeta: una sentinella in favore del popolo.
    Non scelto dal popolo, ma da Dio, quindi imparziale, appassionata, al di sopra delle parti ed al servizio gratuito di tutti. L'arma del profeta è la parola di Dio che nessuno può incatenare.
    Il suo nemico è la malvagità che sempre serpeggia entro l'accampamento dove dimora il popolo di Dio, suscitando sospetti, incomprensioni, inimicizie e mettendo gli uni contro gli altri.
    Cosa deve fare la sentinella di Dio? Dire al malvagio che desista.
    Ezechiele è in linea con Gesù e Gesù, con il suo insegnamento, completa Ezechiele.
    Cosa deve fare la sentinella per salvare la moralità del popolo e per aiutare gli erranti a ritornare sulla retta via? Dio dice ad Ezechiele: "Se tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta... della sua morte io domanderò conto a te".
    Aggiunge: "Ma se tu lo avverti... ad il malvagio non si converte, egli morirà per la sua iniquità, ma tu sarai salvato".
  2. Gesù, quando tratta della correzione fraterna, che la sentinella è chiamata a svolgere verso il fratello che cade in una delle possibili colpe, sale su una cattedra molto alta.
    Gesù colloca, sia l'offesa che la correzione fraterna, entro la visione ben chiara di una vita di famiglia.
    Gesù ed Ezechiele parlano soprattutto delle offese che si compiono in casa, all'interno delle nostre mura domestiche, tra familiari.
    Lasciamo da parte l'enorme problema dei conflitti tra i popoli.
    Non fermiamoci neppure alle offese tra consanguinei.
    Parliamo della fraternità che nasce dal fonte battesimale, dove siamo entrati come i figli dell'uomo e siamo usciti figli dello stesso Padre celeste ed, in Cristo, veri fratelli per sempre.
    Prima di vantarci di essere la religione perfetta rispetto alle altre religioni, noi cristiani guardiamoci in faccia e chiediamoci come ci comportiamo tra noi, nei nostri reciproci rapporti quotidiani.
  3. Chi sono le sentinelle che devono vegliare, eventualmente anche individuare l'errante, per portarlo a conversione?
    • Nella nostra comunità cristiana ci sono sentinelle deputate a questo scopo.
      Vengono da Gesù stesso scelte e poste come pietre d'angolo, con responsabilità precise circa la difesa delle verità immutabili e della moralità che non deve diventare vittima del relativismo etico.
      Sono gli Apostoli ed i loro successori, oggi incarnati nel Collegio dei Vescovi, uniti, come un corpo solo, con il successore di Petro.
      Quando ci fossero, (e sempre ci saranno), diatribe teologiche, culturali, sociali, che promuovono errori, opinioni discutibili, rischi di eresie vere e proprie,... la sentinella, che deve intervenire per dire dove si annida il nemico e cosa fare per debellarlo, o dove è legittimo, anzi doveroso indagare e discutere, è il Magistero della Chiesa.
    • Ma la Parola di Dio oggi attentamente ascoltata, fa capire che ogni persona, toccata dalla grazia di Dio ed elevata da Gesù alla natura dei figli di Dio, ogni cristiano è una sentinella dei propri fratelli ed, in parte, è delegato ad individuare dove sta la colpa, chi è il colpevole e che cosa deve fare per estirpare la colpa e salvare il peccatore.
  4. E' la correzione fraterna! Compito nobile, quasi divino. Gesù chiede il dialogo tra chi offende e chi è offeso! Stanza quasi inaccessibile nel condominio della vita di una comunità dove tutti sono fratelli. Ma, se il successo della correzione fraterna sembra un investimento fallimentare, a volte il miracolo capita. Indicherei due piste eroiche per realizzare la correzione fraterna. La prima: l'offeso, più che indire un processo per smascherare il colpevole e condannarlo, sia così nobile da prendere l'iniziativa e perdonare a chi lo ha offeso. La seconda: il colpevole, passato un po' di tempo, rientrato in se stesso, magari con l'aiuto di una persona di fiducia, sappia avvicinare umilmente l' offeso e gli chieda perdono. Ma attenzione al peggiore dei peccati: anziché favorire la riconciliazione, diffondere, con il pettegolezzo, le colpe altrui.

Il Parroco: don Rinaldo Sommacal