Omelie

Omelia di domenica 1 luglio 2007 - Per Anno XIII

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PER ANNO XIII - ANNO C - 2007

  1. Elia ebbe l'ordine da Dio di consacrare profeta Eliseo.
    L'anziano Elia era nella pienezza del suo mandato profetico.
    Il Signore gli ordinò di provvedere al suo successore.
    La scelta cadde su un giovane agricoltore, chiamato mentre arava il campo del padre, che, dal numero dei buoi, doveva essere un benestante.
    Questo episodio biblico ci induce ad alcune riflessioni, soprattutto attorno al problema delle scelte di vita che tutti siamo chiamati ad operare, strada facendo e che normalmente noi cristiani chiamiamo "vocazioni".
    Tutta la vita è un succedersi di scelte.
    Ci sono le piccole scelte che riguardano il quotidiano, ma ci sono anche le scelte che fanno dell'intera vita una scelta, caratterizzata dalla stabilità, come la scelta matrimoniale, come la scelta alla vita consacrata con i voti, come alla scelta sacerdotale.
    Partendo dal principio che tutti hanno il diritto-dovere di lavorare, anche la professione deve diventare, se possibile, una libera scelta che richiede una serena continuità e non un tribolato precariato.
    Normalmente ogni scelta è la conclusione, parziale o finale, di un iter che inizia con il concepimento, a sua volta frutto di una scelta, e si snoda attraverso tutti i passaggi educativi, di età in età.
    Come ogni età prepara la successiva, così le vere scelte di vita di una persona sono tra loro in rapporto di positiva evoluzione.
    L'educatore deve crescere con l'educando ed entrambi devono armoniosamente collaborare, come il tessitore con la tela.
    A sua volta l'educatore non può essere una cellula vagante.
    Ogni educatore deve essere l'espressione di un contesto familiare, comunitario, culturale, religioso, per cui ogni singola scelta vocazionale deve essere considerata come la scelta di tutta una comunità e a beneficio dell'intera comunità. Ogni chiamata viene da lontano.
    Se tutto funziona bene, si può dire che ogni chiamata è il frutto di tante voci che portano a Colui che è l'origine di ogni vocazione, Dio, che, come dice Isaia, ci chiama fin dall'eternità.
  2. Eliseo, quando lasciò padre, madre, casa, campi e buoi, era un giovane adulto. La persona, affettivamente e psicologicamente immatura, non può fare validamente una scelta permanente di vita.
    Non basta essere emotivamente innamorati del chiostro o di una persona per rendere valida la vocazione alla vita religiosa o al matrimonio. Quella fase deve passare a terreni più solidi.
    La Chiesa con saggezza ha frapposto, tra gli albori emotivi del sentire la chiamata e la libera adesione alla chiamata, un congruo tempo di maturazione globale che va sotto molti nomi: seminario con tutti i suoi anni di studio e di discernimento per i preti; anni di probandato, di noviziato e di studio per i religiosi; esperienze di gruppo e i corsi prematrimoniali per i fidanzati...
    Oggi quasi tutte le vocazioni permanenti sono in crisi.
    Le cause non sono né semplici, né poche.
    Saggezza vuole che le crisi non debbano essere risolte con altre crisi permanenti, come il rinunciare a scegliere.
    Il matrimonio sostituito dalla semplice convivenza è il fallimento della fondamentale e fondante vocazione che è la famiglia.
    Dire di no in partenza alla vita consacrata, perché difficile, è far morire lentamente la presenza del sacerdote nella comunità.
  3. La nostra religione, fondata sull'idea che la vita è un dialogo tra chiamata e risposta, affronta decisamente la pastorale vocazionale.
    San Paolo proclama: "Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi.
    Perché questa libertà non diventi un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità, siate a servizio gli uni degli altri".
    Grandioso! Liberi, ma non parassiti che vivono sulle scelte altrui.
    Liberi, ma per servire.
    Riesplode con tutto il suo vigore il primato della libertà come servizio.
    Cristiani in responsabilità educative, amministrative, politiche, spirituali... non abusiamo egoisticamente delle parole "democrazia", "libertà", "bene comune" come paravento ai propri interessi. Non l'egoismo, ma la carità ci guidi nelle scelte di vita.

Il Parroco: don Rinaldo Sommacal